La Federal aviation administration ha registrato un intenso via vai di piccoli aerei e jet privati negli aeroporti vicino a Sea Island (Georgia), dove lo scorso weekend si è svolto un incontro "segreto" tra il top management dell’industria hi-tech e l’establishment dei Repubblicani. L'incontro, che ha avuto luogo nell'ambito del forum annuale dell’American Enterprise Institute, è avvenuto nel luogo che nel 2004 ospitò il G8. Il culmine del raduno, scrive la versione Usa dell’Huffington Post, è stata la presentazione di Karl Rove (ex guru di George W. Bush) dei risultati del gruppo di lavoro sul fenomeno Donald Trump.
All’incontro hanno partecipato, tra gli altri, l’amministratore delegato di Apple Tim Cook, il ceo di Google Larry Page, quello di Tesla Elon Musk e altri importanti dirigenti di aziende del mondo tecnologico. C’erano anche il capogruppo repubblicano al Senato, Mitch McConnell, lo speaker della Camera Paul Ryan, altri parlamentari conservatori e alcuni miliardari che solitamente finanziano la destra Usa. Alla riunione avrebbe partecipato anche Arthur Sulzberger, editore del New York Times.
Tutti hanno dovuto ammettere che Trump è forte. Ma secondo Karl Rove ha un punto debole. Ed è questo: gli elettori hanno difficoltà ad immaginarlo in veste presidenziale e come modello per i loro figli. Viene visto come una persona mutevole, da non "lasciare davanti al pulsante di un reattore nucleare". Fonti vicine al meeting, riporta l'Huffington Post, hanno inoltre spiegato che il dibattito su Trump si è sviluppata più che altro come analisi di quanto accaduto anziché come studio per fermarlo. "L’evento è stato privato e 'off the record' e non commentiamo - ha spiegato Judy Stecker, portavoce dell’American Enterprise Institute che lo ha organizzato e che ha descritto l’incontro come una occasione informale da parte di un gruppo di pensatori influenti di diversa formazione ideologica per discutere le sfide che gli Stati Uniti affrontano in economia, sicurezza e social welfare".
L'ultima carta dell'establishment Gop
I vertici repubblicani non escludono che a Cleveland si abbia una "open convention", cioè quella che si apre senza che nessun candidato abbia il numero necessario di delegati (1237). Pur avendo finora vinto gran parte delle tornate elettorali, infatti, Trump non ha ancora distaccato di molto gli avversari, complice il fatto che nella maggior parte degli stati dove si è votato finora i delegati vengono assegnati con il sistema proporzionale. Al momento Trump ha 384 delegati, seguito da Ted Cruz che ne ha 300, poi c'e' Marco Rubio con 151 e John Kasich con 37. Numeri che suggeriscono ai super Pac mobilitati sull'ultima trincea per bloccare l'avanzata di Trump che la strategia da seguire è appunto quella di una sorta di guerriglia, in modo tale da continuare a dividersi ed arrivare, così, ad una resa dei conti finale, in sede di convention, per decidere, in quella sede, chi candidare, sulla base di un accordo politico che miti a formare una coalizione "anti Trump".
La strategia, dunque, sarebbe questa: i candidati ancora in corsa si concentrano su alcuni Stati, quelli con un grande bottino di delegati, togliendo ossigeno a Trump e costringendolo ad arrivare all'appuntamento di Cleveland senza la nomination
in tasca. In quella sede si terrebbero votazioni ad oltranza fino ad ottenere un candidato con i necessari numeri. Ma perché questa linea possa andare in porto è necessario che Rubio vinca nella sua Florida (99 delegati che si aggiudicano con il "winner takes all", maggioritario secco) e Kasich nel suo Ohio (66 delegati, sempre con lo stesso metodo). Mentre Cruz, che finora si è dimostrato l'avversario più temibile per Trump, dovrebbe garantirsi l'Illinois (69 delegati attribuiti con sistema misto), ed altri stati in mid west e nell'Ovest.
Ma Trump potrebbe far saltare anche questo "giochino", imponendosi sia in Florida che in Ohio: al momento i sondaggi lo danno in testa in entrambi gli Stati. cNel Gop c'è chi non si arrende a Trump e continua a sperare in una battaglia alla convention. Vi sono alcuni precedenti storici: ad esempio nel 1924 furono necessari 16 giorni di battaglie e 103 voti diversi perché il partito democratico scegliesse il proprio candidato.
Cosa dice l'ultimo sondaggio
Trump mantiene la testa nella corsa alla nomination repubblicana per la Casa Bianca ma perde terreno: secondo un sondaggio Washington Post-Abc news, il tycoon guida con il 34%, seguito da Ted Cruz con il 25% e dal senatore della Florida Marco Rubio con il 13%.
Ultimo il governatore dell’Ohio John Kasich con il 13%. Da gennaio ad oggi il margine di vantaggio di Trump su Cruz è passato da 16 a 9 punti. Con il ritiro di vari candidati, Cruz ha guadagnato il 4%, Rubio il 7% e Kasich l’11%.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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