Stéphane Verger, il direttore del Museo Nazionale Romano, è uno dei curatori italiani della grande mostra “Tota Italia. Alle origini di una Nazione”, insieme al Direttore Generale dei Musei Massimo Osanna. Prima di essere direttore, Stéphane Verger era il professore dell’Università di Parigi che ha stabilito un partenariato con l’Università di Fudan di Shanghai. A quel tempo si era recato diverse volte in Cina per fare lezioni o seminari con i colleghi cinesi; quindi, era ben consapevole del rigoroso approccio cinese. Secondo il direttore, il lavoro creativo fra i musei italiani e cinesi e l’entusiasmo del pubblico cinese hanno approfondito la cooperazione culturale bilaterale. Ecco l’intervista esclusiva di Stéphane Verger concessa al CMG.
Cinitalia: Perché avete scelto questo tema come principale evento dell’Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina? Cosa volete mostrare al pubblico cinese con questa mostra?
Stéphane Verger: È un tema molto importante in Italia, perché è la prima volta che l'Italia diventa unita e quindi comincia ad avere anche un'importanza nel Mediterraneo. È importante anche perché si prepara in questo periodo l’Impero Romano e si capisce perché l'Impero Romano fosse dotato di una grande unità politica, ma anche di una grande diversità culturale, di popoli, di religioni e di lingue. Inoltre, all'inizio l'Italia era una specie di mosaico di culture, di popoli e di lingue. Vogliamo mostrare al pubblico cinese e che alle origini dell’Impero Romano in Italia c'era una così grande diversità. L'Italia era un crocevia di civiltà di tutto il Mediterraneo antico. E quindi, quando si parla dell'Italia, tra il IV e il I secolo avanti Cristo, si parla di Europa, si parla delle origini del Mediterraneo; è proprio per questo motivo che si è scelto questo tema per la grande mostra dell'Anno della Cultura e del Turismo Italia-Cina 2022.
Cinitalia: Questa mostra è stata organizzata lo scorso anno a Roma, giusto? L’attuale mostra al Museo Nazionale Cinese è uguale a quella di Roma?
Stéphane Verger: Esatto. Viene ospitata nel 2021 alle Scuderie del Quirinale, che si trovano di fronte al Palazzo del Quirinale, residenza ufficiale del Presidente della Repubblica Italiana. Il Presidente Mattarella in questo momento, tra l'altro ha mandato i suoi saluti per l'inaugurazione della mostra a Pechino.
Abbiamo conservato lo stesso percorso della mostra, ma abbiamo aggiunto delle cose che non c'erano a Roma. Abbiamo aggiunto una sezione sulle monete e sulla numismatica, perché è importante far vedere appunto le monete. Fa capire come, a partire da una grande diversità di monete greche, etrusche e celtiche, si arrivi a una riforma monetaria che è quella che poi permette alla moneta romana di conquistare tutta l'Italia. Questo è molto importante per il museo che dirigo perché le monete provengono dal medagliere del Museo nazionale romano, che il più grande d'Italia e uno dei più grandi in Europa.
Cinitalia: I reperti che sono esposti a Pechino sono più ricchi.
Stéphane Verger: Ci sono gli stessi reperti che c'erano a Roma, tranne uno, il pugile di bronzo, che era impossibile far arrivare a Pechino per ragioni di conservazione e di fragilità. Ma abbiamo voluto comunque portare in questa occasione a Pechino il pugile, perché era importante: è un simbolo della cultura greca in Italia. È anche il simbolo della situazione attuale del mondo, perché è una persona che ha combattuto ed è stata ferita, ma ha resistito e quindi è una specie di simbolo della fede del mondo dopo la pandemia del Covid-19; per questo motivo lo volevamo assolutamente portare a Pechino. Questa crisi è una tragedia che accomuna l'Europa e la Cina, l'Italia e la Cina. Abbiamo fatto una copia del pugile, con tecniche veramente innovative, con una scansione 3D di altissima qualità e poi con una stampa 3D in resina che è stata successivamente metallizzata per rendere l'aspetto esattamente come l'originale. Questa copia è stata fatta appositamente per la mostra a Pechino. Quando si entra nella mostra ci si trova subito davanti alla copia del pugile, simbolo della crisi pandemica ma anche del fatto che con l'innovazione possiamo superare le crisi internazionali.
Cinitalia: L’epidemia di Covid-19 ha certamente creato molte difficoltà nell’organizzazione di questo importante evento. Quali sono le principali difficoltà incontrate dalla parte italiana?
Stéphane Verger: La difficoltà principale è stata ovviamente la movimentazione degli oggetti e l'allestimento della mostra. L'allestimento è stato molto delicato perché tanti oggetti sono veramente fragili e abbiamo preso questa decisione di mandarli lo stesso, perché lavoriamo già da tempo con i colleghi cinesi. Io sono stato in Cina diverse volte; ho tenuto delle conferenze e fatto delle lezioni sia a Pechino sia a Shanghai e quindi conoscevo personalmente la serietà dei miei colleghi cinesi e mi fidavo assolutamente di loro e del Museo del Museo Nazionale della Cina e quest’occasione è stata per me un’ulteriore conferma. Sono veramente molto contento, molto fiero di avere creato questo evento con l’equipe del Museo Nazionale Romano, della Direzione Generale dei Musei e del Museo Nazionale della Cina. Si è creata naturalmente un’atmosfera di fiducia reciproca di lavoro; le equipe hanno lavorato intensamente di giorno e di notte, a causa del fuso orario diverso. È la prima volta che abbiamo fatto una mostra a distanza, ma sono state prese tutte le abituali precauzioni delle grandi mostre sia nella movimentazione sia nel controllo dello stato di conservazione degli oggetti.
Cinitalia: Durante il trasporto dei reperti si sono verificati alcuni incidenti. Da quanto ho saputo, una delle anse di un cratere a calice si è scollata. Prima si è deciso di comune accordo di non esporre l’oggetto ma il giorno seguente il Museo Archeologico Nazionale di Napoli ha chiesto al Museo Nazionale Cinese di restauralo e di mostrarlo al pubblico.
Stéphane Verger: incidenti simili possono capitare durante il trasporto. Sono dei piccoli incidenti che non danneggiato veramente l’oggetto. Ma in questo caso è stato più complicato, perché i restauratori dovevano lavorare ancora una volta a distanza. Devo dire che c'è stata pure una grande fiducia da parte della nostra collega; il direttore del Museo Archeologico Nazionale di Napoli Paolo Giulierini ha chiesto al Museo Nazionale della Cina di effettuare questo restauro. Alla fine, è stato esposto nella mostra, e ancora una volta abbiamo visto la grande serietà e la grande professionalità dei restauratori cinesi.
Cinitalia: È stata la prima volta che il Museo Nazionale della Cina ha eseguito l’inventario e l’allestimento on-line. La curatrice cinese ha detto che i musei italiani hanno mostrato grande fiducia e hanno offerto il loro appoggio. Questa è la prima volta anche per l’Italia? L’inventario e l’allestimento on-line vi hanno creato preoccupazioni?
Stéphane Verger: Questa occasione era molto importante sia a livello culturale che a livello di partenariato tra i due popoli e tra Oriente e Occidente, perché la mostra fa vedere una civiltà occidentale molto importante nel cuore della civiltà cinese, soprattutto in questo momento particolare della storia del mondo. Quindi abbiamo fatto questo sforzo e devo dire che tutti i responsabili di musei italiani, quasi una ventina di musei diversi, sono stati d'accordo nell’organizzare la mostra Tota Italia in un modo insolito, appunto, con questa preparazione e questo allestimento a distanza.
Io ho seguito un po’ l'allestimento. C'erano restauratori italiani e cinesi, archeologi italiani e cinesi, con il controllo della responsabile delle mostre internazionali del Museo Nazionale della Cina, che ringrazio particolarmente perché è stata veramente molto efficiente e molto seria. È stata certamente una grande esperienza per tutti noi.
Penso che sia una prova dell’importanza che l'Italia attribuisce alla sua collaborazione con la Cina, con i musei cinesi e con i colleghi e gli archeologi cinesi. È sicuramente un segno che questo partenariato continuerà e sarà sempre più importante.
Cinitalia: Secondo Lei quali prospettive presenta la cooperazione tra i musei cinesi e quelli italiani?
Stéphane Verger: Con la mostra Tota Italia si è aperta una porta. È molto importante sapere che c’è una grande professionalità da parte di entrambe le parti. Quando si presenteranno altre occasioni sono assolutamente sicuro che tutto andrà bene perché a livello organizzativo, logistico, giuridico amministrativo e scientifico di conservazione e tutela del patrimonio culturale, abbiamo gli stessi standard e le stesse conoscenze, nonostante la lontananza. Ci capiamo e sappiamo che abbiamo la stessa cura del patrimonio culturale mondiale. Quest’esperienza è di buon auspicio per il seguito e speriamo che questa sia la prima di una lunga serie di collaborazioni tra le nostre istituzioni culturali dopo il Covid-19. L’unico rimpianto è che non possiamo vedere la mostra personalmente. Potremo più avanti lavorare insieme in Italia: ovviamente sarebbe bello portare in Italia una mostra equivalente sulle origini della Cina, per esempio l’unità dell’impero cinese.
Cinitalia: Lei ha altre cose da dire al pubblico cinese?
Stéphane Verger: Non vedo l’ora di tornare in Cina e di vedere i colleghi e tutti i musei che ancora non ho visto.
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