Sembra l'ennesima deprimente notizia proveniente da un Paese musulmano della cosiddetta Primavera araba. Invece, no, proviene dal mio Paese natale - la cosiddetta Gran Bretagna. E mi fa orrore anche perché ho tre figlie piccole di origini anglo-italiane. Nella città di Rotherham (popolazione 117.000) nella contea di Yorkshire al nord del Paese, branchi organizzati di inglesi musulmani, di origini pakistani, hanno sistematicamente abusato di 1.400 ragazze minorenni (la maggior parte sotto i 16 anni) dal 1997 al 2013 - a livelli industriali.
Le hanno trattate da schiave. Davano loro dell'alcol e delle droghe e le sottomettevano ad ogni umiliazione sessuale, stupro di gruppo compreso. Le minacciavano con pistole e a volte le innaffiavano di benzina pure. Le chiamavano «white trash» (spazzatura bianca). E dovevano stare zitte - altrimenti La cosa ancora più allucinante è che tante di queste ragazzine erano affidate - o erano state affidate nel passato - ai servizi sociali del Comune e perciò sotto la loro protezione. Tante di loro, nonostante la paura e lo stato d'animo confuso, hanno cercato di denunciare i colpevoli. Ma nessuno le ascoltava. Erano trattate come prostitute, non solo dai loro aggressori ma anche dai loro protettori.
Ora, una commissione indipendente diretta dalla professoressa Alexis Jay ha pubblicato un rapporto sullo scandalo e ha concluso: gli assistenti sociali e la polizia di Rotherham sono colpevoli di grave negligenza.
Entrambi erano in possesso di tutti gli elementi necessari per arrestare quei mostri musulmani di provenienza pakistana ma non hanno mosso un dito. Per un motivo: avevano paura di essere etichettati come «razzisti». Dunque, nel loro mondo idiota i diktat della political correctness e della paura di non offendere i musulmani contavano più del benessere di quelle ragazzine.
Ecco, cari lettori, dove ci porta la beata ideologia sinistroide del multiculturalismo e della diversità, e della tolleranza: alla loro intolleranza nel nostro Paese. Ci porta anche allo stupro di massa delle nostre ragazze (a casa nostra) - definite appunto «white trash» - da pakistani musulmani. Non vi illudete. Se succede in Inghilterra una cosa simile, può succedere e succede anche qui da voi. Perché in Italia come in Inghilterra, come ovunque in Europa, regna la stessa maledetta ideologia.
Proviamo ad immaginare il contrario: 1.400 ragazze musulmane abusate sistematicamente per più di 10 anni da branchi organizzati di uomini bianchi che le chiamano «black trash» (spazzatura nera) e lo Stato che sa tutto, ma tace. Sicuramente, gli imam residenti in Inghilterra, tutti, dichiarerebbero una jihad. Non finisce qui. Come potrebbe? I colpevoli nel caso di Rotherham hanno scelto apposta delle vittime bianche - piuttosto che nere o scure. Volevano stuprare solo ragazze bianche. Beh sì, cari lettori, non ci sono dubbi: i nostri amici musulmani dal Pakistan sono dei razzisti. L'abuso quindi fu non solo sessuale ma razziale.
Ancora adesso però gran parte della sinistra inglese fa lo struzzo e continua a blaterare: non c'entrano le motivazioni razziali dei colpevoli, figuriamoci la loro religione. Ma va là! La Bbc (baluardo della political correctness) e The Guardian ( La Repubblica inglese) non parlano, a riguardo, di «pakistani», figuriamoci di «musulmani», ma solo al limite e sottovoce, di «asiatici».
Lo scandalo è venuto alla luce solo grazie ad un'indagine della stampa inglese, in particolare del quotidiano The Times . I giornalisti coinvolti sono stati diffamati dai politici locali di sinistra come bugiardi e razzisti. Alla fine però cinque musulmani residenti di Rotherham e di origini pakistane sono stati processati e mandati in galera nel 2010 per reati sessuali nei confronti di ragazze dai 12 ai 16 anni, stupro compreso. Scandali simili sono stati scoperti in altre 13 città al nord dell'Inghilterra.
Finora, 56 uomini di origini pakistane e di fede musulmana sono stati condannati. Ma questi sono forse solo la punta dell'iceberg. Non è un nostro diritto dire che quelle povere ragazze sono state vittime di abuso sessuale e razziale: è un nostro dovere.
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