Niente cittadinanza senza stretta di mano, la svolta anti-Islam della Danimarca

In Danimarca chi non stringerà la mano al funzionario del governo non potrà ottenere la cittadinanza. Ma nel Paese è polemica sulla nuova legge che penalizzerebbe i musulmani

Niente cittadinanza senza stretta di mano, la svolta anti-Islam della Danimarca

Niente cittadinanza senza stretta di mano. Fa discutere la nuova legge entrata in vigore all’inizio di gennaio in Danimarca che impone a chi vuole diventare cittadino danese di stringere la mano al funzionario che gli consegnerà il certificato.

Per il governo di Copenaghen, infatti, la stretta di mano rappresenta un elemento culturale fondamentale. E chi, per motivi religiosi, si rifiuta di toccare una persona di sesso diverso non può aspirare alla cittadinanza danese. “In Danimarca abbiamo raggiunto l’uguaglianza, per la quale hanno combattuto le generazioni che ci hanno preceduto”, ha chiarito il ministro dell’Immigrazione, Inger Stojberg, che qualche giorno fa, come riporta l’agenzia Reuters, proprio con una stretta di mano ha consegnato i documenti a nove nuovi cittadini danesi.

Per un ragazzo afghano di trent’anni, musulmano, non c’è stato alcun problema a stringere la mano ad un ministro donna. Ma per chi osserva i precetti religiosi in maniera ortodossa la nuova prassi rappresenterebbe un problema, visto che sia per i musulmani, sia per gli ebrei, non è ammesso il contatto fisico tra sconosciuti di genere differente. Proprio per questo il governo danese ha introdotto il "test" della stretta di mano per verificare quanto i nuovi cittadini siano disposti ad integrarsi. Non mancano, certo, i sindaci che si rifiutano di applicare la norma, in nome della diversità culturale. Ma l’esecutivo tira dritto, anche in vista delle prossime elezioni, in cui il tema dell’integrazione sarà centrale.

Dal 2015 nel Paese, che finora ha accolto 45mila richiedenti asilo, a guadagnare consensi sono i partiti anti-immigrazione, come il Partito popolare, che sull’onda della crisi migratoria ha costruito il suo consenso, diventando la seconda formazione politica in Parlamento. Del resto, quella sulla stretta di mano è solo l’ultima di una serie di misure restrittive, come il divieto di indossare il velo integrale in pubblico, varato la scorsa estate.

Misure che spesso sono costate a Copenaghen dure critiche da parte della comunità internazionale, come nel caso del “jewelery bill”, approvato nel 2016, che prevede la confisca dei beni dei migranti per pagare i costi dell’accoglienza, o della decisione di confinare i richiedenti asilo che delinquono in un’isola lontano dalla terraferma, in attesa di essere espulsi.

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