La Nuova Zelanda torna a fare i conti con il coronavirus dopo aver trascorso 102 giorni senza registrare alcun contagio sul territorio nazionale. Il "modello neozelandese", basato sulla chiusura fulminea delle frontiere a tutti i non residenti, su un lockdown generale di un mese, quarantene lungo i confini, tracciabilità dei contatti, tamponi a tappeto e su una comunicazione diretta e lineare, era stato esaltato a più riprese per la sua funzionalità. Oggi anche questo modello si riscopre inerme, di fronte a quattro positività misteriose.
Il premier neozelandese Jacinda Ardern ha subito reintrodotto pesanti restrizioni alla libertà di movimento ad Auckland e limitazioni agli spostamenti in tutto il resto del Paese. "Abbiamo registrato i nostri primi casi di Covid-19 al di fuori delle strutture di isolamento. Avevamo lavorato duramente per prevenire questo scenario ma lo avevamo anche pianificato e ci eravamo preparati per affrontarlo", ha spiegato.
Un mistero da risolvere
Le autorità sanitarie sono al lavoro per scoprire come e quando sono stati contagiati i quattro pazienti, tra l'altro appartenenti al medesimo nucleo familiare. L'enigma si preannuncia complesso, visto che ad Auckland non ci sono stati casi per oltre tre mesi e che la famiglia non ha effettuato recentemente viaggi oltreoceano.
La pista più calda porta dritta a un presunto carico di surgelati. L'ipotesi, al vaglio degli esperti, è che il virus possa essere entrato in Nuova Zelanda via aereo, depositandosi sulle superfici dei prodotti importati. I riflettori sono adesso tutti puntati sul negozio di surgelati in cui lavora uno dei membri della famiglia colpita dal virus. In queste ore sono in corso i test per fare chiarezza su quanto accaduto.
Anche perché l'Organizzazione Mondiale della Sanità continua a ripetere che non ci sono casi confermati di trasmissione di Covid mediante cibo o imballaggio dello stesso. L'Oms ha tuttavia più volte sottolineato che, stando ad alcuni studi, il virus sarebbe in grado di sopravvivere fino a un massimo di 72 ore sopra la plastica.
Il precedente cinese
Tornando alla famiglia contagiata, il negozio in cui lavora uno dei pazienti fa parte della catena Americold, società di stoccaggio e trasporto a temperatura controllata con sede in Georgia, negli Stati Uniti. L'uomo risultato positivo, un 50enne, è stato mandato in malattia per nove giorni, mentre i colleghi sono stati sottoposti al tampone.
In attesa di fare chiarezza sul mistero neozelandese, è utile rievocare un precedente che potrebbe aiutarci a risolvere il puzzle. Qualche mese fa la Cina aveva affermato di aver rintracciato il coronavirus su un tagliere usato per preparare il salmone all'interno del mercato di Xinfadi, a Pechino.
Da qui gli scienziati cinesi hanno dedotto che il virus potesse aver scavalcato la Grande Muraglia nascondendosi sulle confezioni di frutti di mare e pesci congelati. Ora che anche in Nuova Zelanda è accaduto un episodio simile, la comunità scientifica è tornata a farsi delle domande.
Lockdown di livello 3
In ogni caso, pare che negli ultimi giorni il nucleo familiare neozelandese abbia incrociato più di 200 persone. Il governo è quindi pronto a svolgere decine di migliaia di test per stroncare sul nascere la diffusione del Sars-CoV-2 prima che sia troppo tardi.
Nel frattempo ad Auckland è scattato il lockdown a livello tre. Ciò significa che si può uscire solo per motivi indispensabili e che sono state chiuse tutte le attività commerciali non essenziali, inclusi ristoranti e bar, almeno fino a venerdì. Nel resto del Paese valgono restrizioni di secondo livello.
Sono inoltre stati dispiegati posti di blocco sulle principali arterie per evitare fughe di massa.
I supermercati, che rischiano di essere presi d'assalto, hanno iniziato a razionare le vendite di alcuni beni. Rinviato, infine, lo scioglimento del Parlamento "almeno di alcuni giorni" per via dell'emergenza causata dal coronavirus, e questo per permettere ai deputati di riunirsi di nuovo se necessario.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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