Un nuovo gruppo jihadista opera in Mali. Una diramazione di Boko Haram?

Arrestati tre terroristi del gruppo Fronte di Liberazione della Macina. Poche certezze sull'identità della formazione ma gli analisti temono che possa trattarsi di una setta legata agli islamisti nigeriani di Boko Haram

Un nuovo gruppo jihadista opera in Mali. Una diramazione di Boko Haram?

Tre uomini sono stati arrestati in Mali con l'accusa di essere dei presunti jihadisti. Potrebbe essere una notizia si di rilievo ma di certo non stupefacente, se si considera che nel Paese africano è in corso una guerra contro differenti formazioni islamiste. Il fatto invece che ha sollevato l' attenzione e attirato l'immediato interesse di analisti e servizi di sicurezza è che i tre arrestati, probabilmente, fanno parte di una neonata formazione ribelle di cui poco si conosce ma che stando ad alcuni report potrebbe essere molto vicina a Boko Haram e sul punto di creare una struttura organizzata in territorio maliano.

Lunedì mattina all'alba le forze speciali hanno effettuato una perquisizione in alcune case dove hanno rinvenuto armi e munizioni. Immediato l'arresto di tre sospetti. Uno sarebbe Hassan Dicko, numero due dell FLM: il Fronte di Liberazione della Macina.

Una sigla che cela molte incognite e che si nasconde dietro un mare di interrogativi verso i quali latitano le risposte.

Nella regione della Macina che va dal confine della Mauritania sino al Burkina Faso, le milizie di autodifesa dei Fulani si sarebbero unite in un gruppo armato all'interno del quale avrebbe iniziato a diffondersi un rigore e una retorica molto affini a quelli della setta nigeriana. Appurata questa verità ecco però che iniziano gli interrogativi: Chi è a capo di questo gruppo? Cosa vogliono i ribelli della Macina? Che azioni hanno compiuto?

Leggendo le ricostruzioni e la storia dell'FLM si scopre che a partire da febbraio il ministro della difesa Soumeylou Boubèye Maiga dichiarava« I Fulani si organizzano per difendersi. Si stanno radicalizzando, è molto inquietante». Da quel momento la regione della Macina è divenuta una delle zone più calde del Paese. Attentati contro forze maliane, scontri a fuoco contro quelle internazionali, omicidi mirati anche a danno di imam e così si è diffuso lo spettro del Fronte. Ma ora si entra nel campo delle incognite e delle ipotesi. I ribelli infatti non hanno fatto alcun comunicato ufficiale, le loro rivendicazioni non si conoscono appieno e neppure i legami con altri gruppi come Ansar Eddine. E parte dell'enigma ruota intorno al leader Amadou Koufa del quale non si sa nemmeno se sia ancora in vita.

Ma l'incognita della nuova formazione verte su questa figura, perchè il problema sta tutto nel postulato fatto da un collaboratore del ministro della difesa francese Jean Yves Le Drian « Se Koufa è un uomo di Iyad (leader di Ansar Eddine), allora è più o meno controllabile perchè Iyad è in grado di ragionare. Se invece è un nuovo Shekau (leader di Boko Haram), allora ci dobbiamo preoccupare»

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