"In Libia c’è una misura che l’Italia, con il sostegno dell’Unione Europea, potrebbe attuare subito: presidiare il mare davanti alla Libia, e l’Onu appoggerebbe questa iniziativa". Lo dice l’inviato speciale delle Nazioni Unite Bernardino Leon, in un’intervista al Corriere della Sera, mentre è in corso il negoziato in Marocco. Leon è favorevole a un blocco navale: "In questo momento è l’unica cosa che si possa fare concretamente: ce n’è bisogno", anche se "da solo non risolve il problema, e non penso
che ci sarebbe alcun problema a ottenere il sostegno da parte del Consiglio di sicurezza. Nel Palazzo di vetro è diffusa la consapevolezza che l’Italia si trovi a fronteggiare un compito molto pesante".
"Senza un accordo preliminare tra le parti", le due fazioni di Tripoli e Tobruk, Leon ritiene "poco realistico pensare a un qualsiasi tipo di intervento militare esterno, compresa una missione di peacekeeping. Noi stiamo lavorando a un’altra ipotesi: organizzare missioni di polizia con alto contenuto di specializzazione da schierare in diverse aree molto pericolose".
Sul possibile affiancamento, nel suo compito, di Romano Prodi, Leon risponde che il mandato "scade la prossima estate" e di non sapere cosa deciderà l’Onu, ma - aggiunge - "tutte le volte che ho parlato con il governo italiano ho ricevuto pieno sostegno e incoraggiamento a continuare su questa strada...". E sull'ipotesi di un blocco navale si esprime invece l'ammiraglio Fabio Caffio, esperto di diritto internazionale marittimo: "Blocco navale è un termine improprio, poiché indica una misura di guerra, come quella attuata da Israele nei confronti di Libano e Gaza nel 2006 e nel 2009. L’Onu potrebbe attuarlo soltanto come misura sanzionatoria, e soltanto le autorità di Tobruk e quelle egiziane, al momento, potrebbero avvalersi di questo
strumento". Così "le Nazioni Unite - prosegue Caffio - dispongono però della possibilità di intraprendere un embargo navale, come hanno già fatto in occasioni passate, e come è stato fatto già per la Libia nel 2011: in questo caso, l’embargo in alto mare e un eventuale blocco costiero decretato da Tobruk potrebbero integrarsi".
"L’interdizione navale sarebbe un deterrente per le imbarcazioni che trasportano armi o petrolio, ma bisognerebbe valutare la situazione delle navi che trasportano migranti, capire
come le navi deputate ai controlli in un eventuale embargo possano effettuare i soccorsi di queste persone", conclude l’Ammiraglio Caffio.
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