Partito di Lopez Obrador nella bufera: sottratti soldi ai terremotati

Il partito del neoeletto presidente messicano è stato sanzionato per essersi impossessato di donazioni dirette alle popolazioni colpite dal terremoto del 19 settembre 2017

Partito di Lopez Obrador nella bufera: sottratti soldi ai terremotati

Il partito di Andres Manuel Lopez Obrador, neoeletto presidente messicano, è stato accusato di essersi impossessato del denaro diretto alle popolazioni colpite dal sisma del 19 settembre 2017. Secondo gli inquirenti, i sostenitori di Lopez Obrador avrebbero impiegato le donazioni destinate ai terremotati per “comprare voti” a beneficio dell’esponente della sinistra. In base a tali ipotesi e alle insufficienti spiegazioni fornite dai fedelissimi del Presidente riguardo alla provenienza dei fondi utilizzati nell’ultima campagna elettorale, le autorità di vigilanza hanno sanzionato il partito di Lopez Obrador.

L’Instituto Nacional Electoral (Ine) ha inflitto al Movimiento Regeneración Nacional (Morena) una ammenda di 10 milioni di dollari. La formazione politica del neoeletto Presidente è stata accusata di violazione della normativa sul finanziamento ai partiti. Secondo le autorità di vigilanza, il Morena avrebbe sottratto, per scopi clientelari, denaro al fondo istituito un anno fa dallo stesso movimento per racimolare aiuti economici rivolti alle comunità del Messico centrale colpite da un terremoto. Nell’ultima campagna elettorale, i simpatizzanti di Lopez Obrador avrebbero utilizzato le donazioni elargite dai Messicani per “comprare voti”. Dal gennaio di quest’anno fino alla fine di giugno, infatti, avrebbero avuto luogo significativi storni di risorse dal patrimonio del fondo. Almeno 3 milioni di dollari sarebbero stati prelevati per fini non sufficientemente dettagliati dai vertici del movimento. Le autorità di vigilanza sostengono che gli attivisti del Morena avrebbero “pagato” 100 dollari per ogni voto a beneficio di Lopez Obrador e dei propri candidati al Congresso. Lorenzo Córdova Vianello, Presidente dell’Ine, ha evidenziato, specificando l’importo della sanzione, la “portata odiosa” delle pratiche clientelari attribuite al partito del nuovo Capo dello Stato: “Saccheggiare per scopi elettorali un fondo creato per aiutare le comunità danneggiate da un terremoto è un atto odioso. Il denaro impiegato nella compravendita di voti deve essere immediatamente restituito agli iniziali destinatari. Indirizzare la beneficenza verso scopi illeciti è un reato grave e i profili di tale reato sono emersi dalla condotta dei militanti del Morena.” Il dossier relativo agli illeciti perpetrati dai sostenitori di Lopez Obrador è stato subito trasmesso dall’Ine al Tribunale Elettorale federale.

Il nuovo Capo dello Stato, reduce dal successo conseguito alle Presidenziali del primo luglio scorso, ha duramente criticato la tesi avanzata da Córdova Vianello, ribadendo la trasparenza e l’onestà degli esponenti del suo partito: “L’Instituto Nacional Electoral ha dimostrato tutta la sua faziosità. La sanzione che ci è stata inflitta è del tutto ingiustificata. Il sistema che si oppone al cambiamento ha iniziato la sua vendetta. Il Morena è vittima di ritorsioni decise da chi ha gestito per decenni il potere in questo Paese. I guardiani del vecchio sistema si rifiutano di accettare il nuovo Messico che noi rappresentiamo.” Lopez Obrador ha quindi fornito dettagli sulla sorte degli aiuti economici racimolati dal suo partito all’indomani del terremoto del 19 settembre 2017: “Il fondo istituito dal Morena per ricevere donazioni destinate alle comunità del Messico centrale non ha mai subito storni di risorse. Dal settembre dello scorso anno abbiamo raccolto 4,4 milioni di dollari, con i quali abbiamo aiutato 28mila persone. Ogni terremotato ha ricevuto un sostegno economico pari a 125 dollari. Attualmente, il fondo ha a disposizione circa un milione di dollari. Entro il 19 settembre prossimo, anniversario del sisma, il partito destinerà alle comunità sofferenti tutte le risorse racimolate in questi mesi, fino all’ultimo centesimo.”

Il neoeletto presidente messicano non è ancora ufficialmente in carica, in quanto il cambio al vertice del Paese avrà luogo il primo dicembre. Tuttavia, il Tribunale Elettorale federale non ha sancito in via definitiva la regolarità delle ultime consultazioni. Dal primo luglio scorso, infatti, le pratiche clientelari del Morena sono state oggetto di migliaia di ricorsi presentati all’organo giudiziario dai partiti avversari e da associazioni per i diritti umani. Se le accuse nei confronti degli esponenti della sinistra venissero confermate dal Tribunale, l’elezione di Lopez Obrador potrebbe essere invalidata. In attesa del verdetto dei magistrati, il “leader anti-sistema” ha deciso di non prendere parte ad alcuna cerimonia istituzionale. Recentemente, il trionfatore delle Presidenziali del primo luglio scorso ha declinato l’invito rivoltogli dal Capo dello Stato in carica, Enrique Pena Nieto, a presenziare al summit della Alleanza del Pacifico in programma la settimana prossima proprio in Messico. Nonostante le accuse di clientelismo indirizzate al suo partito, Lopez Obrador ha ricevuto attestati di stima da esponenti di diversi Governi. Molti di questi hanno già avviato un dialogo con il politico “anti-sistema” riguardo alle sfide del continente americano.

Una delegazione Usa, capeggiata da Mike Pompeo e Jared Kushner, recatasi nel Paese centroamericano una settimana fa, ha avuto, a margine della visita, un lungo colloquio con l’esponente di punta del Morena intorno al tema dei flussi migratori e a quello della lotta al narcotraffico. Chrystia Freeland, Ministro degli Esteri canadese, inoltre, ha dichiarato che a breve ci sarà a Città del Messico un incontro tra lei e Lopez Obrador, per ragionare del rilancio economico dell’America latina.

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