I chip Usa nelle armi russe e il rischio di un contrappasso

In numerosi armi e mezzi confiscati dagli ucraini ai russi sono stati ritrovati microchip americani che Mosca aveva installato nei propri sistemi bellici: cosa significa e cosa dicono le aziende produttrici

I chip Usa nelle armi russe e il rischio di un contrappasso

In maniera curiosa ma significativa, gli ucraini hanno scoperto che in numerose armi e mezzi bellicci russi si nascondevano microchip di origine americana. Lo ha riferito l'intelligence di Kiev che ha condiviso l'informazione con il portale specializzato The War Zone. Ma quali e dove sono avvenuti questi ritrovamenti? Si va da uno dei sistemi più recenti di difesa aerea russo, il radar Barnaul-T, al sistema di difesa antiaereo Pantsir fino a elicotteri e missili da crociera. Smontandoli pezzo per pezzo, ecco la scoperta: chip made in Usa.

I microchip ritrovati

Di certo, se la Russia fosse in grado di produrre in autonomia tecnologia d'avanguardia non si servirebbe di quella occidentale che porta i nomi di Intel, Micrel, Micron Technology e altre ancora più specifiche che derivano da alcuni Stati a stelle e strisce. Ad esempio, soltanto nel missile da crociera Kh-101 sono stati trovati almeno 35 chip di fabbricazione americana inclusi quelli prodotti da Texas Instruments, Atmel Corp. Rochester Electronics e altre aziende. E poi, quando Kiev ha aperto "il sistema elettro-ottico con torretta del Ka-52 Alligator" (un elicottero, ndr), gli specialisti hanno trovato 22 chip di fabbricazione statunitense e uno di fabbricazione coreana. C'è da dire, comunque, che un elicottero o un tank non vengono costruiti in tre mesi, è quindi altamente probabile che in questi mezzi i chip siano stati installati molti mesi prima dello scoppio della guerra (e relative sanzioni) e che soltanto i mezzi più moderni e di recente fabbricazione potrebbero aver aggirato in qualche modo il blocco imposto dal mondo occidentale.

"Origine non chiara"

"L'origine dei microchip trovati in queste armi russe non è chiara. Questi chip non avrebbero dovuto necessariamente essere acquistati direttamente dai produttori. Inoltre, esiste un mercato enorme e in gran parte non regolamentato per i chip riciclati, in gran parte provenienti dalla Cina, e molti di essi sembrano essere piuttosto vecchi", affermano gli esperti. Come scrive IlMessaggero, l'esperto in materia Skip Parish, dopo aver esaminato l'elenco dei componenti ritrovati, ha dichiarato comunque una "totale dipendenza dalla tecnologia occidentale" nelle applicazioni di "set di chip integrati in parti di lavoro sensibili chiave dei sistemi d'arma russi: mira, navigazione, comunicazioni ed esecuzione dell'arma".

La risposta delle aziende

The War Zone ha contattato tutti i produttori di microchip citati in questa storia: molti di loro hanno risposto che ormai non stanno più facendo affari con la Russia e "che non sanno o non possono controllare dove finiscono le loro chips". Addirittura, un'azienda che ha chiesto di rimanere anonima ha contestato il ritrovamento di un suo componente nell'armamentario russo. "Anche se non possiamo commentare l'argomento in modo specifico, Infineon ha implementato misure adeguate per garantire il rispetto delle sanzioni", ha dichiarato l'ad dell'azienda, sottolineando come dopo l'inizio del conflitto siano state interrotte tutte le spedizioni e l'invio di materiale a Russia e Bielorussia compreso il supporto tecnico.

I problemi per Putin

Si è unita al coro anche Intel, la quale non ha idea di dove possano finire i loro materiali ma le comunicazioni con Mosca e Minsk si sono già interrotte da tempo. "Intel non supporta né tollera che i nostri prodotti vengano utilizzati per violare i diritti umani", ha dichiarato Penny Bruce, direttore delle comunicazioni aziendali di Intel.

Un aspetto conclusivo che si può cogliere da questa vicenda riguarda la dipendenza russa dagli Stati Uniti: se la guerra si prolungasse, l'esercito di Putin avrebbe a disposizione sempre meno tecnologia americana con relativi enormi problemi per la produzione russa vista la forte dipendenza da Washington. Un aspetto di poco conto nel breve periodo ma che può diventare un boomerang nel medio-lungo.

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