È l'Europa, quella di oggi, che condanna, viene condannata e che si lascia condannare. La vecchia Europa che alza i muri e che frana su sé stessa. E' sempre la nostrana Europa che naufraga nel mare dell' inconcludenza politica e lascia naufraghi nel mare che la circonda migliaia di uomini.
È il 3 ottobre, due anni fa oggi, al largo delle coste di Lampedusa morivano 368 uomini. Un dramma a indicare una nuova epoca e una nuova storia contemporanea. E' un anniversario di tragedia, e come ogni anniversario è celebrato come un compunto avvenimento di lacrime passate e presenti da rammentare con un senso di colpa consumato dal peccato d'uso. Servirebbe invece, una memoria pragmatica, un dogmatico “ così è stato ma così non sarà”. L'imperativo di condotta del cambiamento però lascia il posto al personalismo della commiserazione. Meno azione e più commozione. E nulla cambia.
Ma non è mai è troppo tardi per saldare i conti con i drammi. Non passano mai di moda le decisioni tangibili e forse, anche se passano più in sordina, hanno però un significato e una materialità che una raffica di “j'accuse” invece dissipa nel reboante incontro dello scontro d'opinione.
E a insegnarcelo, in queste ore di minuti di silenzio, che diventano un eterno sordomutismo di fronte ai continui bollettini di tragedia, è la Spagna.
Il Paese Iberico è arrivato infatti a saldare parte dei suoi errori e dei crimini commessi durante il periodo dell'Inquisizione. Dopo il 1492 infatti i re di Spagna imposero agli ebrei quattro mesi di tempo per scegliere di andarsene oppure di convertirsi al cristianesimo. Secondo le stime dello storico inglese Lynch, degli 80mila ebrei presenti, tra i 40 e i 50 mila decisero di andarsene. Così iniziò la diaspora degli ebrei di Spagna.
Oggi, a distanza di settecento anni, il governo spagnolo ha infatti approvato una legge attraverso la quale concederà la cittadinanza ai discendenti degli ebrei sefarditi. L'approvazione di questa arriva un giorno esatto dopo che 4.302 discendenti di coloro che erano stati cacciati dalla Corona, hanno visto approvata la propria richiesta di cittadinanza spagnola.
La Federazione della Comunità Ebraica di Spagna ha esultato per la notizia e ha fatto sapere che la maggior parte delle richieste provenivano da Marocco, Turchia e Venezuela.
Ora, tutti i discendenti delle vittime dei pogrom dei re di Castiglia e Aragona, in qualsiasi parte del mondo essi siano, avranno tre anni di tempo per sollecitare il proprio passaporto spagnolo e con esso la cittadinanza e il diritto a vivere e lavorare in Unione Europea.
Ciò che è stato non
si cancella, ma si può sempre correre ai ripari. La Spagna ci ha impiegato 7 secoli per saldare i debiti con gli incubi del passato, chissà quando l'Europa di oggi invece deciderà di affrontare quelli del proprio presente.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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