Barcellona - Questa volta sono loro, gli unionisti, a scendere per le strade delle principali città di una Spagna minacciata dalle spinte nazionaliste di un Catalogna che, disobbediente e sorda a ogni richiamo, oggi vota per autodeterminarsi e avviare la secessione da Madrid che, però, non ci sta.
Ieri, mentre i disobbedienti catalani erano ancora a letto, reduci dall'ultima notte di sbronze, danze e slogan per l'indipendenza, in numerose province spagnole in decine di migliaia hanno invaso le piazze delle loro città per difendere l'unità dello Stato, secondo quanto dice l'articolo 2 della Costituzione e dire un secco «No» al referendum illegale dei catalani che potrebbe destabilizzare il Paese.
Convocati con un tam tam via web e l'hashtag Twitter #Españasalealacalle, in migliaia hanno sventolato le bandiere coi colori di Spagna e lo stemma della Casa Reale, dalla Capital a Saragozza, fino a Santiago de Compostela, Toledo, Valladolid, Siviglia e persino Barcellona, dove sono in tanti a sentirsi anche spagnoli e a non tollerare una così palese violazione della legge.
Organizzata dalla Fundación Danaes (che difende la Nazione Spagnola), soltanto a Madrid ha visto una concentrazione di 10mila spagnoli sfilare per Gran Via, la principale arteria della capitale. Tutti pacifici, tutti cantando l'inno spagnolo, privi di quel linguaggio violento che accomuna la frangia più nazionalista dei catalani, quella che brucia le bandiere dei Borbone. Al grido di «Viva Spagna», «La Spagna siamo tutti noi» e «Non ingannateci, la Catalogna è Spagna».
Poi, alcuni sfottò contro i partiti nazionalisti catalani e il presidente Puigdemont, a cui si sono aggiunte anche parole di scherno per Podemos, il partito degli ex indignati che si è mostrato favorevole al referendum di Barcellona, pur con la consapevolezza della sua illegalità.
«Los catalufos» e «los polacos» («catalani ufo» o «polacchi» perché i catalani parlano una lingua incomprensibile ai castigliani e agli altri spagnoli, ndr), sono stati gli epiteti più «pesanti» in una giornata di grande festa collettiva per l'orgoglio spagnolo.
A Barcellona, da oltre dieci giorni la sede ribollente delle proteste degli indipendentisti, le principali vie e piazze, sono state lasciate agli anti indipendentisti. Era il loro turno per fare alzare la voce nella centrale piazza di Sant Jaume, sede dei festeggiamenti del 12 ottobre, giorno ufficiale della Fiesta Nacional.
Qui qualcuno ha urlato «Puigdemont in prigione» e «io sono spagnolo, spagnolo, spagnolo».
Altre manifestazioni a macchia di leopardo sono andate in scena anche nelle altre province della Catalogna. E qualcuno l'ha buttata sullo sport chiedendosi: «In quale campionato giocheranno Barcelona F.C. ed Espanyol, il 2 ottobre?».
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