No, Laura Boldrini non è arrivata anche in Spagna, ma a quanto pare non è solo l’Italia a vivere il problema delle leggi che vietano qualsiasi tipo d’immagine, canto o saluto che ricordi il regime fascista. Anche la Spagna, dalla caduta del franchismo, vive la stessa situazione, terrorizzata da ogni minimo segnale di ripresa della destra nazionalista. Tra separatismi di sinistra e partiti radicali, non è raro che in Spagna, soprattutto in alcune regioni, avere anche soltanto con sé un oggetto raffigurante la bandiera nazionale sia considerata la prova dell’essere un franchista. Figuriamoci un’immagine di Franco, di Primo de Rivera o anche soltanto intonare un inno che ricorda la Guerra Civile e la sconfitta delle forze repubblicane.
Proprio per evitare questo tipo di manifestazioni, arriva la notizia che il governo della regione di Aragona, guidato dal socialista Javier Lambán, ha approvato questo martedì un ambizioso progetto di legge noto come “Ley de Memoria Democratica”, ovvero la legge della memoria democratica , il cui nome già nasconde quantomeno alcuni dubbi su cosa si intenda per memoria democratica e cosa non sia tale. La norma, secondo il portavoce del governo regionale, Vicente Guillén, è più ambiziosa della legge già presente a livello statale e mira ad “aprire nuovi spazi di dibattito” affinché “nessuna società dimentichi il suo passato se non vuole rischiare di ripeterlo.”
La volontà dei firmatari della legge è quella, molto fumosa, di “proteggere le vittime del franchismo” e sarà multata fino a 150mila euro qualunque tipo di espressione che “offende la dignità delle vittime della guerra civile”. Ben inteso, non tutte, ma soltanto quelle che sono cadute vittime dell’esercito di Franco e degli alleati italiani e tedeschi. E, infatti, subito dopo, per specificare meglio la norma regionale, il governo di Aragona ha deciso di individuare il seguente esempio come una tipica violazione che potrebbe avere una sanzione di questo tipo: “Qualsiasi canzone come “Cara al Sol” - la canzone più famosa dell’epoca franchista N.d.R. -, il braccio testo per il saluto fascista, o gridare “viva Franco!” sarà punita a norma di legge.” Ovviamente l’esempio non riguardava le vittime dei massacri compiute dalle brigate internazionali e dalle forze repubblicane, come accadrebbe per qualunque tipo di legge che decidesse di chiamarsi “Legge della Memoria Democratica”. Ma evidentemente, anche in Spagna, la democrazia contempla morti di serie A e morti di serie B. Ma il testo della legge va anche oltre e, secondo il portavoce, l’obiettivo è quello di avere come fondamento i valori inerenti “la verità, la giustizia e la riparazione.” E tra i poteri concessi alle istituzioni della Comunità autonoma di Aragona ci sono anche quelli per riesumare i cadaveri; creare un censimento della memoria democratica; fare richiesta al governo per derogare la legge di amnistia del 1977; e quello di celebrare una commemorazione annuale che sia il giorno della memoria democratica.
Il problema di questa legge regionale, che ha sollevato un certo scalpore in Spagna, è che in realtà, più che mettere a tacere gli ideali che si intende colpire, sembra ottenere l’esatto opposto. La Spagna è un Paese dove la destra nazionalista si può veramente ritenere la meno presente nel panorama politico nazionale e internazionale. Non esistono partiti di destra estrema che ambiscano a ottenere anche soltanto qualche seggio in Parlamento, né esistono movimenti xenofobi o che vogliano collegarsi idealmente alla dittatura franchista. La destra del Paese è rappresentata totalmente, a livello politico, dal Partido Popular, che è perfettamente integrato nei ranghi del Partito Popolare Europeo, e che certo non può essere considerato neanche lontanamente paragonabile al franchismo.
Pertanto una legge del genere riesce semmai nell’intento opposto di creare una tale situazione di repressione esagerata per cui molti si avvicineranno a quelle idee o a queste manifestazioni di “franchismo” tanto per sfidare la legge, come sfogo o come gioco. Che è poi il risultato di ogni legge liberticida in un Paese democratico: ottenere l’esatto opposto, creando dibattito su qualcosa che si credeva ormai sepolto dalla Storia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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