Elezioni in Spagna, Popolari primi ma senza maggioranza

Spagna ancora in stallo: sei mesi dopo le scorse elezioni il governo resta un rebus. Popolari primi ma lontani dalla maggioranza assoluta in parlamento. L'esecutivo è un'incognita

Elezioni in Spagna, Popolari primi ma senza maggioranza

La Spagna rischia un nuovo stallo politico. Pur avendo vinto le elezioni con il 33% delle preferenze, il Partito popolare rimane lontano dal conquistare quei 176 seggi necessari ad avere la maggioranza assoluta in parlamento. La strada per il governo sembra di nuovo in salita. Unidos Podemos e i socialisti del Psoe, attaccati di un soffio, non hanno i numeri necessari per neutralizzare i Popolari e tentare una maggioranza alternativa.

A pochi giorni dal referendum, che ha sancito l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, a Bruxelles gli euroburocrati guardano con preoccupazione i risultati delle elezioni in Spagna temendo seriamente un effetto domino che potrebbe travolgere il Vecchio Continente. Trentasei milioni di elettori sono stati chiamati di nuovo a votare per cercare di formare un nuovo parlamento e un nuovo governo. Ma, anche a questo giro, c'è il concreto pericolo di un risultato praticamente identico a quello dello scorso 20 dicembre che ha portato all'ingovernabilità politica. I popolari si aggiudicano il 33% delle preferenze, conquistando 137 seggi sui 350 disponibili. Col 22,7% delle preferenze i socialisti del Psoe hanno 85 seggi. Attaccato di un soffio Unidos Podemos di Pablo Iglesias che col 21,1% delle preferenze si garantisce 71 seggi. Infine, ai liberali di Ciudadanos, che si aggiudicano l'13%, vanno 32 seggi.

Dopo il voto di oggi il premier uscente Mariano Rajoy tornerà a trattare con gli altri partiti. Ora, però, può vantare una maggiore autorevolezza. E proverà a governare, anche se in minoranza. D'altra parte il deludente risultato della sinistra rende pressoché impossibile la formazione di una maggioranza progressista formata dai socialisti del Psoe e da Podemos.

I due partiti potrebbero, tuttavia, cercare di allargarsi ai nazionalisti baschi del Pnv o cercare l’astensione degli indipendentisti catalani di Cdc e Erc. Il quadro rimane complesso. E un terzo scrutinio, magari fra tre o quattro mesi, non sembra poi così impossibile.

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