Lo Stato islamico ha pubblicato questa notte il 141esimo numero di al-Naba: 12 pagine, è uno dei numeri più brevi. Così come abbiamo notato negli ultimi mesi, le pubblicazioni continuano a seguire precise finestre temporali per la diffusione sulla rete. L’opera consta di diverse info-grafiche che non andrebbero assolutamente confuse con le prime schede diramate dai sostenitori dell'Isis come ad esempio quelle pubblicate da Khattab Media Foundation e Wafa' Media Foundation. E’ tuttavia un numero diverso dai precedenti per gli argomenti affrontati.
Ritroviamo il medesimo linguaggio diretto, estremamente semplice. Forme di saluto non presenti. I riferimenti religiosi, prima mai invasivi, nel 141° numero di al-Naba iniziano ad essere costantemente riproposti. L’impaginazione è ordinata. Le immagini di supporto sono come sempre estremamente violente. Al-Naba nasce per la massima diffusione e l'immediata lettura sul campo: uno strumento per le forze di guerriglia. E’ un approccio certamente diverso da quello adottato per Inspire, Rumiya o Dabiq, intesi come veri e propri manuali di guerra. Mutati contesti operativi impongono una diversa letteratura di supporto. Fino al precedente numero di al-Naba, lo Stato islamico non ha adattato la sua letteratura di riferimento al contesto, preferendo sospendere la produzione delle sue principali opere. Tuttavia proprio il 141° numero diffuso questa notte, potrebbe rappresentare il punto di svolta per una metamorfosi editoriale necessaria. Sarebbe opportuno rilevare, non considerando la letteratura parallela pubblicata su canali riservati, che al-Naba resta l’unica produzione Isis diffusa sulla rete con regolarità. Scritta fin dal primo numero in arabo e mai tradotta, l’opera ha un preciso scopo: rivendicare ogni attentato nel globo, dando visibilità, credito e profondità digitale alle operazioni che non ottengono rilevanza sui media occidentali.
Stato islamico: Le mutazioni editoriali
Fin dal 2014 l'Isis ha pianificato la perdita dei suoi territori conquistati per concetti che richiamano chiaramente la tattica asimmetrica applicata ad una guerra lampo di conquista contro preponderanti forze nemiche (quindi l’incapacità di materiale di mantenere nel tempo i territori). Per il terrorismo jihadista il territorio fisico in senso stretto è un’idea, mentre le sconfitte sono semplicemente prove per determinare la fede di un vero credente. La realizzazione delle aspirazioni ideologiche sono molto più importanti della gestione permanente di qualsiasi pezzo di terra. Gli atti ritenuti controintutivi dall'Isis sono ingranaggi di una strategia guidata che privilegia la longevità concettuale alla presenza fisica. E’ altresì sbagliato, infine, considerare l’eliminazione fisica delle figure principali del movimento come essenziale per interrompere la profondità strategica digitale. La sfera di influenza della strategia del terrorismo è nel campo psicologico.
Il testamento strategico
Il 13° ed ultimo numero di Rumiyah è ritenuto il testamento strategico dell’Isis che ha consacrato la fine del ciclo fisico in vista della prossima mutazione geo-localizzata. Rumiyah è la mutazione editoriale di Dabiq il cui ultimo numero è stato pubblicato il 31 luglio del 2016. Il primo numero di Rumiyah è stato identificato sulla rete il 5 settembre del 2016, nell’ultimo mese lunare del calendario islamico Dhul-Hijjah 1437. Il tredicesimo ed ultimo numero di Rumiyah è stato pubblicato esattamente un anno dopo, il 9 settembre del 2017. Settembre rappresenta il periodo dell’espletamento dei riti del pellegrinaggio. Da rilevare che l’Isis ha decontestualizzato le classiche prescrizioni del Corano per garantire un supporto religioso ad omicidi e missioni di martirio. La reinterpretazione della teologia islamica risale al 2014, durante i primi sermoni di Abu Mohammed al-Adnani, portavoce del gruppo e del califfo autoproclamato Abu Bakr al-Baghdadi. Il linguaggio jihadista non va inteso come letterale, ma interpretato ed incastonato in un preciso contesto con un chiaro obiettivo strategico. L’Isis si definisce come il ramo puro dell’Islam nella sua forma più vera. Non a caso il tredicesimo ed ultimo numero di Rumiyah è dedicato alla la dottrina islamica della migrazione, una forma di jihad senza armi.
Al-Naba: Uccidere apostati e crociati
Un attentato avvenuto in Afghanistan o Yemen e con poche vittime, non ottiene alcuna visibilità in occidente. L’obiettivo di ogni rivendicazione è quello di ridicolizzare l’apparato di sicurezza degli apostati, ribadendo che il volere divino non è mai il medesimo e che si realizza tramite azioni semplici ed immediate. È il messaggio Isis ad avere l'autorità necessaria per innescare i distaccamenti o consacrare le loro operazioni per attacchi pianificati e su larga scala. Oltre alla letteratura convenzionale diffusa sulla rete con istruzioni prevalentemente entry level e dedicata prevalentemente ai terroristi radicalizzati a distanza, ne esiste una parallela. Quest’ultima si rivolge all’élite del movimento e per diffondere informazioni classificate ai distaccamenti.
Ignorata la morte del figlio di al-Baghdadi
A distanza di un mese, l’unica l’unica produzione Isis diffusa sulla rete con regolarità ignora la morte di Hudhayfah al-Badri, uno dei figli al-Baghdadi, coinvolto in una vasta operazione Inghimasi nei pressi di Homs all’inizio del mese. La presunta morte del giovane è stata annunciata il 3 luglio scorso su Amaq. Otto ore dopo è stata annunciata sul canale ufficiale Isis ed infine utilizzando il nuovo template scelto per la Carovana dei Martiri. Nei quattro numeri successivi alla sua morte, il nome di Hudhayfah al-Badri non è mai stato menzionato su al-Naba. E’ chiaramente una precisa strategia ad oggi oscura. Sfruttare a vantaggio della strategia ibrida Is (ideologia comune per cellule indipendenti adattative) la morte di uno dei figli del califfo avrebbe avuto pienamente senso. Il discorso sulla morte di Hudhayfah al-Badri, in attesa di nuovi sviluppi, finisce qui.
Su al-Naba l’attentato di Toronto
L’attentato del 22 luglio scorso a Toronto (due morti e 13 feriti) ad opera del 29enne Faisal Hussain, soggetto con noti problemi mentali, è stato menzionato a pagina otto del 141° numero di al-Naba. Più che una rivendicazione, si tratta di una “cortesia” su formula standard: “Un soldato dello Stato islamico ha attaccato domenica un numero di cristiani Crociati nella città meridionale di Toronto”. Così come avvenuto per Sayfullo Saipov e Redouane Lakdim, al-Naba ignora il nome dell’esecutore materiale del gesto.
Isis: il grado di responsabilità
L’Isis utilizza diversi canali di comunicazione in base al grado di responsabilità dell’organizzazione centrale con l’esecutore dell’attentato. Il grado di responsabilità non dipende dal numero delle vittime o dalle dinamiche. Da ricordare, infine, che l’Isis utilizza le reti social come moltiplicatore di forze.
A differenza di al Qaeda che propende per operazioni scrupolosamente pianificate, lo Stato Islamico ha fin da subito incoraggiato chiunque nel prendere le armi in suo nome, utilizzando la più complessa ed efficace campagna di reclutamento sui social mai creata da un gruppo terroristico. Gli attacchi di Nizza dimostrarono al mondo che l'Isis e gli altri gruppi della jihad globale avevano abbandonato gli attacchi terroristici elaborati. Questi richiedono enormi quantità di denaro ed una attenta pianificazione ed espone le cellule ai servizi segreti. Nizza confermò l’evoluzione del terrorismo trasformato in brand.
Il concetto di "stupidità dei crociati"
L’obiettivo di ogni rivendicazione è quello di ridicolizzare l’apparato di sicurezza dell'Occidente ribadendo che il volere divino non è mai il medesimo e che si realizza tramite azioni semplici ed immediate. Quella definita come “stupidità dei crociati” è più volte menzionata nei testi jihadisti come ad esempio nel nono numero di Rumiyah o nell’edizione di Dabiq nel novembre del 2015. La letteratura jihadista va interpretata, non semplicemente tradotta in modo letterale. La stupidità va intesa come l’inefficacia dell’occidente nel prevedere e contrastare in modo efficace un’azione violenta isolata. Approfondendo il concetto, la stupidità crociata rappresenta l’occasione favorevole per colpire. Nella reinterpretazione teologica, la finestra temporale utile è sempre di ispirazione divina.
La propaganda è essenziale per la sopravvivenza dell’Isis sia come gruppo che come idea per coltivare quella profondità strategica digitale. È un meccanismo prezioso con il quale far valere l’acquiescenza nel suo proto-Stato ed un’arma penetrante con cui affermare la propria egemonia terroristica all’estero. Negli anni a venire, servirà come bandiera attorno alla quale i veri credenti del califfato si raduneranno, una volta perduti i territori.
Stato islamico: Gli approfondimenti di al-Naba
Le ultime quattro pagine del 141° numero di al-Naba sono dedicate a diversi approfondimenti e speciali. Pur mantenendo la solita struttura (strumento a supporto delle operazioni di guerriglia), il nuovo numero ospita diversi contributi che eravamo abituati a leggere su Rumiya. Gli autori degli approfondimenti sono certamente diversi da colori che curano le rivendicazioni. Il linguaggio è molto più forbito: sono senza dubbio professionisti. "Come rimediare i giorni di preghiera perduti per coloro che sono stati convalescenti o in coma", "La via della Jihad" e "Rivedrò i miei cari": contenuti che raramente leggevamo sul settimanale dedicato esclusivamente alle rivendicazioni. Il 141° numero di al-Naba potrebbe rappresentare il punto di svolta per una nuova evoluzione editoriale. Una metamorfosi, in corso, necessaria per rispondere ad al Qaeda che, dopo due anni passati in secondo piano a discapito della propaganda Isis, si è ripresa la scena virtuale con Al-Haqiqa e Beituki. Questi ultimi sono due nuovi strumenti di propaganda plasmati sul moderno contesto internazionale e sulle mutate esigenze di al Qaeda.
Al-Naba: Il Cavaliere della Scienza
La nona pagina del 141° numero di al-Naba è dedicata al ricordo (con foto) dell’ingegnere informatico somalo Abu Abdul Ghaffar. Nel raccontare la sua storia (romanzata) al-Naba utilizza le parole "leone" e "cavaliere". Pochi giorni fa abbiamo evidenziato la nuova terminologia adottata dallo Stato islamico.
Il leone
Il leone è diventato un motivo chiave nella propaganda jihadista come simbolo di onore o per designare un martire, alla stregua dei messaggi in presenza di uccelli verdi. Il leone è una figura importante per l'arte e la cultura islamica. Evoca doti di coraggio, forza e valore. Secondo la tradizione islamica, la frase “il leone giacerà con l'agnello” è utilizzata per descrivere la pace escatologica che sarà costituita sotto un sovrano giusto e degno nel giorno del giudizio.
Il cavaliere
La parola "cavaliere" (Faris) inizia ad essere utilizzata sempre più spesso. Con il termine Faris si indentifica il cavaliere musulmano: senza paura, giusto e pronto a difendere l'Islam.
La strategia dialettica ha un fine ben preciso: inquadrare il conflitto in un’ottica religiosa e politica. Lo Stato islamico perpetua il mito di un Islam sempre in conflitto con l'Occidente cristiano. L'affermazione che "c'è un inesorabile conflitto tra Islam e l'Occidente" non è basata sulla storia, ma sulla retorica utilizzata dagli estremisti per promuovere le loro cause. Dovremmo essere profondamente scettici nei confronti di quei gruppi terroristici islamici o cristiani che sostengono che la storia è dalla loro parte.
Il pretesto per rinfoltire i ranghi
La nuova terminologia che abbiamo identificato nelle ultime rivendicazioni pubblicate sul canale ufficiale dello Stato islamico e su Amaq (sono due) le riscontriamo nell’ultimo numero di al-Naba. Lo Stato islamico definisce Abu Abdul Ghaffar come il “Cavaliere della Scienza”. I jihadisti ricordano i contributi di Ghaffar, diffusi sulla rete a beneficio della comunità jihadista. Tuttavia non bisogna tradurre il testo in forma letterale. Riportiamo l’ultimo passaggio:
“Disse alla madre ed ai compagni la sua decisione: migrare. Chiese alla moglie di educare i figli alla religione: ci rincontreremo in Paradiso, a Dio Piacendo. Così si unì ai suoi fratelli Mujahidin. Tutti si rallegrarono ed insieme si rivolsero a Dio con questa preghiera: Non farmi tornare mai più a casa e dalla mia famiglia, io amo la jihad, sarà nemico dei tuoi nemici o martire in tuo nome".
Traduciamo in modo corretto il testo. Abu Abdul Ghaffar è solo per un pretesto per rivisitare la dottrina islamica della migrazione, la Hijrah. Emigrare per predicare la parola di Allah è considerato nell’Islam come uno degli atti più nobili. Il concetto di Hijrah va inteso come una chiamata alle armi per unirsi alla causa dei Mujahidin. La dottrina islamica della migrazione si trasforma quindi in obbligo per i musulmani così da rinfoltire i ranghi.
I diversi significati della dottrina della migrazione
Nel primo numero di Rumiyah pubblicato nel settembre del 2016 il concetto di Hijrah era inteso come obbligo per i musulmani così da rinfoltire i ranghi in Siria ed in Iraq. Nell’ultimo numero di Rumiyah, invece, il concetto di Hijrah assume una diversa interpretazione: non più migrazione, ma lotta interna e nelle regioni dove la penetrazione jihadista è stata relativamente debole. Il 13° numero di Rumiyah è dedicato interamente alla dottrina islamica della migrazione, argomento perfetto per chiudere il ciclo fisico in Siria ed Iraq in vista della prossima mutazione (che richiederà altri strumenti narrativi). Qualsiasi tipo di vittoria non si basa sulla conquista fisica del territorio, ma sulla volontà di piegare la forza di volontà ed il desiderio di combattere del nemico. La visione del mondo salafita jihadista è sia transnazionale che transgenerazionale: l'ideologia non può essere sconfitta militarmente.
L’ultima pagina di al-Naba: le (fake) news dal mondo
L’ultima pagina del 141° numero di al-Naba è dedicata alle news dal mondo inquadrate nell’ottica jihadista. Potremmo definirle delle Fake News. Ad esempio ci si riferisce agli incendi che hanno devastato la Grecia affermando che “ciò è stato reso possibile grazie all’intervento di nostri numerosi fratelli che hanno portato morte e distruzione". La cronaca internazionale è interpretata sotto la lente della religione, per quel binomio inscindibile volere divino-conseguenze terrene. Ed ancora il caldo torrido in Giappone o la tempesta tropicale che ha colpito il Vietnam: non fenomeni atmosferici ma segni dinivi. Anche l’episodio avvenuto in Germania, quando un uomo armato di coltello ha ferito dieci persone su un bus a Lubecca, è inserito nella cronaca internazionale. Al-Naba rileva che non vi è alcun collegamento tra l’uomo ed il gruppo. Tuttavia anche questa è una precisa strategia: il volere divino non è comprensibile all’uomo, l’ispirazione non necessita di contatti fisici o virtuali per essere innescata. Tutto avviene secondo la volontà di Dio, il caso non esiste.
Il 141° numero di al-Naba
E' ancora presto per parlare di nuova produzione editoriale, tuttavia è innegabile che una metamorfosi sia in atto. Nei prossimi numeri, al-Naba potrebbe trasformarsi in uno strumento ibrido con al suo interno i contributi e gli autori di Rumiya. La metamorfosi, necessaria, è riscontrabile nel diverso registro utilizzato nella prima e seconda parte dell'opera: da estremamente semplice e diretto a forbito. Proprio la seconda parte del 141° numero di al-Naba è quella più subdola ed intelligente. La presenza, quasi asfissiante, dei riferimenti religiosi è concepita per essere in diretta contrapposizione alle parole "apostati, crociati e cristiani". L'identità del gruppo è fondamentale per la formazione, l'assunzione e il funzionamento delle organizzazioni terroristiche. Le narrazioni strategiche impiegate dalle organizzazioni terroristiche seguono una precisa struttura progettata per mostrarsi idealizzata e non contraddittoria. In sintesi, le comunicazioni terroristiche celebrano e definiscono l'identità dei militanti, definendo quali azioni devono essere adottate o evitate per preservare l'integrità dell'appartenenza al gruppo. Uno spiccato senso di vittimismo si traduce in un potente motivatore per giustificare la violenza e l'ideologia estremista. L’obiettivo è quello di scatenare una dissonanza cognitiva per azioni religiosamente, politicamente ed eticamente non giuste, ma idealmente necessarie per raggiungere gli obiettivi del gruppo. Tale giustificazione è essenziale per razionalizzare il coinvolgimento contro i gruppi percepiti come negativi. Le narrazioni strategiche sono strutturate per giustificare nel terrorista un’azione che si discosta dalla propria identità religiosa, culturale e politica. Le costanti informazioni stereotipate contribuiscono ad una distorta attribuzione dell’errore ed alla de-umanizzazione dell’avversario, inglobato in un’unica categoria.
Oltre alle necessità operative contestuali, lo Stato Islamico potrebbe aver ordinato ai suoi migliori esperti di concentrare le risorse per rispondere ad al Qaeda, a sua volta ritornata con prepotenza e capacità sulla rete con opere molto raffinate ed
incisive. Se così fosse, lo Stato islamico si sarebbe reso conto dell'inefficacia dei Media Operative, orfani di una costante linea strategica di riferimento come ad esempio avvenuto durante il Ramadan o i Mondiali di Russia.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.