Una piccola unità navale del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica, sabato scorso, ha puntato le proprie armi di bordo contro un elicottero della Marina degli Stati Uniti nello Stretto di Hormuz. E’ quanto comunica il Dipartimento della Difesa per un episodio definito come “non sicuro e poco professionale”. L’incidente è l’ultimo di una lunga serie di episodi avvenuti quest’anno tra la marina iraniana e quella degli Stati Uniti, ma è il primo dopo la vittoria di Donald Trump. Durante la campagna elettorale, il presidente eletto affermò che qualora fossero state provocate dagli iraniani nel Golfo, le unità della Marina Usa avrebbero reagito. Il processo di transizione si concluderà il prossimo 20 gennaio con l’insediamento ufficiale nella Casa Bianca.
L’ultimo incidente è avvenuto sabato scorso. Pochi i dettagli diramati. Ad essere coinvolto un elicottero MH-60 della Marina Usa in volo in acque internazionale, a mezzo miglio di distanza da due unità iraniane. Soltanto una di esse avrebbe puntato le armi contro l’elicottero statunitense. Il Dipartimento della Difesa non specifica il tipo di minaccia, ma precisa che “in nessun momento l'equipaggio dell'elicottero è stato in pericolo”. Nonostante gli accordi su nucleare, Washington e Teheran rimangono profondamente divisi sul programma balistico iraniano e sui conflitti in Siria ed Iraq.
L’Iran offre la base di Hamadan ai russi
La Russia potrebbe utilizzare la base di Hamadan nel caso in cui la portaerei Admiral Kuznetsov si allontanasse dai confini siriani. E’ quanto ha confermato sabato scorso il Presidente della Commissione di Difesa del parlamento russo, Viktor Ozerov, alla Ria Novosti. Poche ore dopo, il Ministro della Difesa iraniano Hossein Dehghan ha confermato che Teheran potrebbe consentire alla Russia di riutilizzare la base di Hamadan per continuare i raid in Siria. Il sedici agosto scorso, tre bombardieri strategici Tu-22M3 russi sono decollati dalla base aerea di Hamadan, in Iran per colpire obiettivi identificati nell’area di Aleppo e nelle province di Deir-ez-Zor e Idlib. I bombardieri russi provenienti dall’Iran, si sono ricongiunti con una formazione di Su30/Su-35 in ruolo di copertura, decollati da Hmeimim. La strategica base aerea di Hamedan, nell'Iran occidentale, consente di ridurre drasticamente il tempo di volo (fino al 60%) necessario per colpire gli obiettivi dello Stato islamico in Siria. Il principale contingente pesante Backfire decolla dalla base di Modzok, nella Russia meridionale, a 2150 chilometri da Palmira. La base aerea di Hamedan si trova a soli 900 chilometri da Palmira, che sorge a 250 chilometri a nord-est di Damasco. La base aerea di Hmeimim, una delle due piste fu chiusa alle operazioni di volo lo scorso aprile per manutenzione, è stata utilizzata dai russi per le operazioni dei velivoli ad ala fissa e rotore durante la prima fase del coinvolgimento del Cremlino in Siria iniziato nel settembre dello scorso anno. La base aerea nella provincia di Latakia non è in grado di supportare logisticamente i bombardieri strategici TU-22M3. L’aeroporto di Hmeimim era utilizzato in precedenza soltanto per scopi civili, con impiego militare riservato agli elicotteri. I lavori di rifacimento alla seconda pista si sono conclusi il 13 giugno scorso. Lo scorso gennaio, Mosca e Teheran hanno firmato un accordo di cooperazione militare che implica una più ampia collaborazione nella formazione del personale e nelle attività antiterrorismo. La base aerea di Hamedan, nell'Iran occidentale, un anno fa, ha ospitato due cacciabombardieri Su-34 ed un vettore da trasporto strategico multiruolo Ilyushin Il-76. Iran ed Iraq, dallo scorso agosto, hanno concesso a Mosca un corridoio aereo per i missili da crociera.
Mistero sulla Admiral Kuznetsov
Meritano particolare attenzione le ultime immagini satellitari diffuse da Airbus Defence and Space sulla Siria. In un passaggio eseguito il 20 novembre scorso, la base aere di Hmeimim, nella provincia di Latakia, sembrerebbe ospitare otto piattaforme Su-33/MiG29KR della Marina russa proveniente dalla Kuznetsov. Sono quindici i velivoli ad ala fissa imbarcati, tra Su-33 e MiG-29KR/KUB, e dieci gli elicotteri Ka-52K, Ka-27 e Ka-31 sulla portaerei russa. Un MiG-29KR si è schiantato in mare lo scorso 14 novembre a causa di un non specificato “problema alle attrezzature durante la fase di approccio al vettore”. Incolume il pilota che è riuscito ad eiettarsi. Le voci su un problema ai cavi d’arresto della portaerei non sono mai state confermate. Dopo l’incidente del 15 novembre scorso, i MiG-29KR non sarebbero più decollati dalla Kuznetsov.
Il vettore costruito presso il Cantiere Mykolaiv Sud a metà degli anni ‘80, è divenuto pienamente operativo solo nel 1995, a causa dei drastici tagli al bilancio della Difesa russo a seguito del crollo dell'Unione Sovietica. In cantiere dall’estate dello scorso anno, sulla Admiral Kuznetsov sono stati effettuati degli aggiornamenti sugli apparati elettro-meccanici e sulla trasmissione presso Rosljakovo. L’incrociatore pesante portaeromobili missilistico, utilizza il sistema Short Take Off But Arrested Recovery o STOBAR per il decollo e l’atterraggio dei velivoli.
A gennaio, concluso il pattugliamento nel Mediterraneo, la Kuznetsov ritornerà in cantiere per lavori di rifacimento dell’intero ponte di volo, con sostituzione del rivestimento e del sistema di decollo ed atterraggio. Tali interventi, posticipati al 2018 (precedentemente fissati al 2017), dureranno tre anni. Soltanto nel tardo 2021 la Kuznetsov potrà riprendere il mare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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