Per riconquistare la scena, visto che in questi giorni c'è la Convention dei democratici, Donald Trump gioca il carico pesante: "Russia, se siete in ascolto, spero che voi possiate ritrovare le 30mila mail sparite della Clinton". Una provocazione, quella di Trump, con cui esorta non solo gli hacker russi ma lo stesso governo di Mosca ad aiutarlo, ed aiutare l'America, a fare luce sulle magagne che la candidata democratica avrebbe tentato di nascondere, distruggendo decine di migliaia di mail dal suo server privato.
"Se sono stati loro a guidare gli hacker - attacca Trump con riferimento polemico alle accuse ricevute dai democratici - probabilmente hanno le sue 33mila mail, spero che le abbiano". Con questo insolito e provocatorio appello, pronunciato in una conferenza stampa a Miami, Trump risponde indirettamente anche a Barack Obama che, in un'intervista, ha definito "possibile" che vi sia Mosca dietro le violazioni del sistema informatico del comitato democratico.
"Non ho mai incontrato Putin, non lo conosco", prosegue il tycoon. Che aggiunge: "Una volta ha detto una cosa carina su di me, ha detto che sono un genio, io ho detto che lo ringraziavo molto ai giornali, e la cosa è finita. Non l'ho mai incontrato". Tempo fa, però, Trump disse che conosceva il presidente russo. Durante un dibattito dello scorso anno il tycoon affermò di
avere avuto l'occasione di conoscere bene Putin perché avevano partecipato, insieme, ad un programma di 60 Minutes: "E quella sera - disse - abbiamo avuto una buona intesa".
Durante la conferenza stampa di Miami Trump ha più volte ribadito la necessità di avere un buon rapporto con Mosca per sconfiggere il terrorismo. "Io tratterei Vladimir Putin con fermezza - prosegue - ma non c'e' nulla che preferirei fare di più che avere la Russia come amica, al contrario di quello che abbiamo ora, così possiamo sconfiggere insieme lo Stato islamico con altri Paesi".
Democratici contro Trump
"E' la prima volta che un candidato alla Casa Bianca ha incoraggiato una potenza straniera a condurre operazioni di spionaggio contro un avversario politico". Così la campagna di Hillary Clinton condanna la dichiarazione di Trump.
"Questa non è un'iperbole - ha aggiunto il consigliere politico della Clinton, Jake Sullivan - questi sono i fatti nudi e crudi. Ormai non è più una vicenda curiosa, o una faccenda politica, ma è una questione di sicurezza nazionale".
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