Nuova tappa delle primarie per la corsa alla Casa Bianca. Si votava in Arizona e Utah per i repubblicani, Arizona, Utah e Idaho per i democratici. Hillary Clinton e Donald Trump hanno avuto la meglio in Arizona: l'ex segretaria di Stato si è sbarazzata facilmente di Bernie Sanders, con il 60% dei voti (contro il 38%), portando a casa 75 delegati. Trump si è imposto nel Grand Canyon State doppiando Ted Cruz (47% contro il 24%), con John Kasich al 10%. Il bottino, in questo caso, è di 58 delegati.
A sostenere la Clinton sono stati soprattutto gli elettori meno giovani e le minoranze. Mentre Trump, in uno Stato di frontiera (con l'idea, più volte ribadita, di costruire un muro con il Messico) riceve la spinta forte soprattutto dagli elettori repubblicani che sono per la linea dura sull'immigrazione. La sfida tra Hillary e Donald si riaccende subito: "L'ultima cosa di cui abbiamo bisogno sono leader che alimentano la paura", attacca la Clinton da Seattle, nello Stato di Washington, prossima tappa delle primarie democratiche. Nel mirino di Hillary, ovviamente, c'è 'The Donald'. Su Twitter il tycoon ancora una volta chiama il Grand Old Party all'unità: "Se tutto va bene il partito repubblicano potrà unirsi e a novembre ottenere una grande vittoria". L'invito ovviamente è rivolto a Cruz e Kasich: fatevi da parte.
Sanders trionfa ai caucus democratici dello Utah. Secondo le proiezioni il senatore del Vermont ottiene il 74% dei consensi contro il 25% della rivale Hillary Clinton. In palio ci sono 33 delegati. Seconda vittoria per Sanders nei caucus dell'Idaho (23 delegati): con il 78% delle preferenze supera nettamente Clinton (21%).
Ted Cruz si afferma nei caucus repubblicani dello Utah, secondo le proiezioni della Cnn. Con circa il 14% dei voti scrutinati, il senatore del Texas si attesta intorno al 69% seguito da John Kasich con il 17% e da Donald Trump con il 14%. In palio ci sono 40 delegati. Solo se il primo classificato ottiene oltre il 50% dei voti si aggiudica tutta la posta in palio. Nello Stato dove forte è la presenza dei mormoni si assegnano 40 delegati.
Gli attentati a Bruxelles, nel cuore dell'Europa, irrompono nel dibattito politico americano. "L'America non si lascia prendere dal panico - sottolinea Clinton -. Noi non costruiamo muri o voltiamo le spalle ai nostri alleati... non cominciamo a torturare: quello che dicono Donald Trump e Ted Cruz non è solo sbagliato: è pericoloso. Non ci terrà al sicuro. Questo è il momento per l'America essere leader, non di farsi piccola. E sarà laeder". L'ex segretario di Stato ribadisce che la corsa per la presidenza "non è una semplice gara tra candidati ma tra visioni fondamentali sul Paese". I fatti di Bruxelles offrono ai repubblicani Trump e Cruz l'occasione per attaccare la politica estera di Obama e rilanciare le loro istanze sulla linea dura contro gli immigrati e le torture per i terroristi. "Chi proverà ad attaccare gli Stati Uniti soffrirà enormemente. Il Belgio è uno show dell'orrore.
Stanno succedendo cose terribili" che si sarebbero potute evitare, secondo Trump, con il ricorso alle torture. I toni del senatore texano non sono stati da meno. Ha reclamato controlli delle forze dell'ordine nei quartire musulmani prima che vengano radicalizzati.
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