Montezemolo: allarme corrotti Ma il Pdl sospetta il complotto

RomaSarà una semplice coincidenza, può succedere. Che vuoi che siano i simultanei interventi da allarme rosso, pronunciati da Luca Cordero di Montezemolo, Pier Ferdinando Casini e Beppe Pisanu? Mica si può pensare che ci sia altro, dietro le loro bordate anti-corruzione... E se invece a pensar male stavolta ci si azzecca? Nel Pdl, ad esempio, si propende per l’opzione maligna. E non si crede alla buona fede di chi, all’unisono, prende forza da singoli episodi di malaffare - «già condannati senza appello, per primo, da Silvio Berlusconi», sbotta un ministro - per delineare uno scenario peggiore della Tangentopoli che fu. Insomma, «gatta ci cova», è il refrain pidiellino. Per dirla con Osvaldo Napoli, vicecapogruppo alla Camera, «da che pulpito viene la predica!». Non si tira indietro neppure Gaetano Quagliariello, numero due al Senato: «Non sono un complottista, ma la loro analisi è sbagliata. Mi sembra una classica uscita da élite illuminata, verso cui non ho molta considerazione. Per fortuna, dal ’48 in poi, l’Italia è sempre stata salvata dal popolo...».
Ma andiamo con ordine. Cosa dicono tra virgolette i tre autorevoli personaggi, «proprio quando il governo ha annunciato un disegno di legge ad hoc», si rintuzza nel partito? Montezemolo parla di «impresa titanica», che «occuperà quantomeno lo spazio di una generazione e richiederà sforzi enormi e grande lungimiranza». Ma non solo. «Fintanto che l’azione dello Stato non sarà resa più efficiente e trasparente - continua il presidente della Fiat - le occasioni per il malaffare si sprecheranno». Quindi, «la politica» - settore in cui ha più volte smentito di voler mettere piede, pur finendo di continuo nei rumors di Palazzo come ipotetico protagonista di un governissimo post-Berlusconi, insieme proprio a Casini e Pisanu - «ha di certo una precisa responsabilità: non ha introdotto riforme adeguate per far funzionare bene la macchina dello Stato». J’accuse a cui Maurizio Sacconi, ministro del Welfare, replica così: «Mi occupo di cose serie».
E cosa dichiara allora Casini? «Ci sono troppi ladri in politica» e «la questione morale è riesplosa, divenendo un’emergenza nazionale». Ecco perché «bisogna fare insieme la lotta contro la corruzione», senza «rinviare alle calende greche» il ddl messo a punto dall’esecutivo. Adesso, sottolinea il leader dell’Udc, la situazione è «molto peggio di Tangentopoli». E «condivido pienamente il giudizio storico-politico di Pisanu». Si passa quindi al presidente della Commissione Antimafia, nonché senatore del Pdl, che al Corriere della Sera afferma: «Per certi versi siamo oltre» Tangentopoli, perché «allora crollò il sistema di finanziamento ai partiti. Oggi è la stessa coesione sociale e la stessa unità nazionale a essere messa in discussione, al punto da venire apertamente negata anche da forze di governo». «Non credo di esagerare - aggiunge l’ex ministro dell’Interno - se dico che è il Paese a essere corrotto». Inoltre, per Pisanu «è necessario un profondo rinnovamento del ceto politico». E in quest’ottica la Commissione che presiede «darà il suo contributo facendo, dopo le Regionali, una verifica accurata sugli eletti».
Intanto, però, Napoli rincara la dose: «Comincio a credere che le loro contemporanee uscite siano da preludio ad un percorso comune o ad un accordo che non si può non tenere presente». E poi, «mi stupisce la tesi controcorrente di Pisanu, sempre molto equilibrato, che a differenza della maggioranza degli analisti considera il quadro attuale peggiore di quello del ’92». Il riferimento a Tangentopoli, rilancia Quagliariello, «non c’entra nulla».

Se «prima il fenomeno era dovuto all’invasione dei partiti nella politica, oggi ci troviamo semmai dinanzi alla debolezza dei partiti. Che devono rivendicare adesso le proprie responsabilità, rigettando però ogni tipo di rigurgito giustizialista».

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