Ci sono storie che cominciano da una rincorsa. L'uomo che si lancia all'inseguimento guida una Ferrari in formula 1. Stavolta però è a piedi e non può esserci gara. Il momento è la primavera del 1995. Il posto Imola, dove il giorno dopo si disputerà il Gp di San Marino. Lui è Gerhard Berger e si è appena scansato di botto per non farsi investire. Davanti alle sue pupille sgranate sgasa via la Ferrari da strada più rara e ambita di sempre, la scintillante F512M. Soltanto cinquecento pezzi costruiti nel mondo.
Berger ha i polpastrelli infilati tra i capelli e l'espressione stravolta di chi non ci sta capendo niente. Ha accostato pochi istanti prima sotto la facciata dell'hotel, il Molino rosso, e si è messo a scambiare quattro parole con un conoscente. Poi, d'un tratto, la sua supercar ha iniziato a spostarsi. Lì per lì non ci ha dato peso, pensando che fosse semplicemente il parcheggiatore dell'albergo che andava a sistemarla. Ma quando ha infilato le dita in tasca indovinando le chiavi della macchina, un brivido freddo è sceso nel solco lungo le scapole. Sì, qualcuno gli sta rubando la Ferrari.
La rincorsa è vana, si diceva. Il ladro, abile e rapidissimo, sfreccia via impietosamente. Il pilota austriaco, che il giorno dopo deve fronteggiare la Benetton di Michael Schumacher in pista, è piegato sulle ginocchia. Come è potuto succedere? Subito partono le denunce di rito e le ricerche, la polizia perlustra la zona, l'area viene punteggiata da posti di blocco, ma non c'è nulla da fare. Ferrari svanita nel nulla.
Lo smarrimento è totale anche perché la F512M rappresentava il modello più prezioso sul mercato: all'epoca costava 300 milioni delle vecchie lire. Gruzzolo giustificato dalla circostanza che quella era, a tutti gli effetti, l'evoluzione massima del concetto di testarossa (che pure non portava nel nome, dove si limitava ad usare una indicativa "T"). A pedale premuto fluttuava da zero a cento in 4 secondi e 69 centesimi.
Montava un motore bialbero di 180°, portato all'apice delle sue potenzialità. La cilindrata restava quella della versione precedente - la 512 TR, da 4042 cc - ma i tecnici di Maranello avevano adottato alcuni accorgimenti essenziali per ridurre il peso del veicolo. L'albero motore era più leggero, l'impianto di scarico era in acciaio inox e le bielle in lega di titanio. Modifiche alquanto rilevanti, poiché consentivano di ridurre il peso totale di 130 kg. In questo modo il bolide toccava la velocità massima di 365 km/h.
Ai mutamenti tecnici si sommavano quelli estetici. Nella F512M non c'era più traccia dei fari a scomparsa, la mascherina frontale risultava più tondeggiante e faceva spazio a nuovi gruppi ottici a vista, carenati. La dirompente seduzione Ferrari, accresciuta dall'ulteriore novità dei cerchi componibili con disegno a 5 razze ad elica. Abbastanza per attirare gli appetiti della criminalità internazionale.
L'auto di Berger è stata ritrovata soltanto di recente, sprigionando lo stupore collettivo per una missione durata quasi trent'anni. Era in Inghilterra, in una officina della rete Ferrari, in attesa di essere rivenduta in America. Verificando il numero di telaio il concessionario ha fatto partire gli accertamenti del caso, e da lì si è appreso che nel '95 venne subito spedita in Giappone, dove è rimasta fino ad un anno fa.
Non tornerà, comunque, tra le mani di Berger: la vettura
faceva infatti parte del parco stampa. Oggi che vale circa 465mila euro verrà accuratamente custodita nel reparto "Classiche" del Cavallino. Anche le rincorse più lunghe, prima o poi, arrivano ad una fine.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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