Se la Rossa quasi scorda di essere il vero mito

È la seconda volta che i due più vincenti piloti di sempre si scambiano idealmente le monoposto

Se la Rossa quasi scorda di essere il vero mito
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Un sette volte campione del mondo aveva spento il motore della sua Ferrari in una toccante serata brasiliana, era il 2006, e un sette volte campione del mondo lo ha riacceso in una uggiosa giornata d'inverno, diciannove anni dopo. Da San Paolo e Fiorano sono passate vita, vittorie, drammi e scommesse troppe volte perdute dal Cavallino. È la seconda volta che i due più vincenti piloti di sempre si scambiano idealmente le monoposto: era successo a fine 2012, quando Michael Schumacher, rinunciando con la Mercedes a inseguire il sogno dell'ottavo mondiale, aveva consegnato la propria monoposto a Lewis e, idealmente, è successo ora. Perché Hamilton con la Mercedes di Schumi aveva poi scritto la propria leggenda e con la Rossa che un tempo lontano era stata dello sfortunato fuoriclasse tedesco proverà ad afferrare l'ottavo titolo.

Ricordi intrecciati all'emozione palpabile di questi giorni che ha pervaso tutti, testimoni e diretti interessati a cominciare dalla Ferrari stessa, arrossata, non rossa, nei suoi uomini e vertici nell'accogliere il pilota più vincente mai assunto. In fondo, quasi a ricordarle di essere LA FERRARI, il mito, il sogno, ha pensato Lewis, onorandola con la propria, visibile, emozione. E l'eleganza che si deve a un appuntamento troppo importante.

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