Tutor in autostrada, chiesto il sequestro anche dei nuovi dispositivi

La richiesta è stata avanzata dal titolare della licenza dei vecchi tutor con due querele, una presentata a Roma e l'altra a Milano

Tutor in autostrada, chiesto il sequestro anche dei nuovi dispositivi

Potrebbero avere vita davvero breve i nuovi tutor resi funzionanti da una manciata di giorni su alcuni tratti autostradali dello Stivale: i nuovi dispositivi infatti, i cosidetti Sicve-PM, sono finiti anch'essi al centro di una querelle legale.

Il titolare della licenza del tutor originario, l'imprenditore laziale Alessandro Patanè, ha presentato due querele, una indirizzata alla Procura di Roma e l'altra a quella di Milano, per chiedere la verifica dei brevetti nonchè la conseguente rimozione delle nuove apparacchiature appena installate. Le querele sono state indirizzate alla società "Autostrade per l'Italia" e ad "Autostrade Tech".

Patanè in sostanza sostiene che, nonostante i Sicve-PM a differenza dei vechi tutor non si limiterebbero a leggere la targa ma anche l'intero veicolo, presentino in realtà un software pressochè identico a quello vecchio.

Non c'è pace per chi tenta ogni volta di introdurre questo ingegnoso sistema sulle autostrade del Belpaese: non sono passati neanche 4 mesi da quando la magistratura aveva dato ragione all'azienda toscana Craft che per prima aveva rivendicato il concetto di tutor, con la società Autostrade che se ne era impadronita violando così secondo la Corte d'Appello di Roma il brevetto depositato 12 anni fa dall'azienda

fiorentina.

Se i magistrati dovessero dar ragione ancora una volta alla Craft e all'imprenditore Patanè, detentore del brevetto e del software fino al 2019, l'uso dei grandi pannelli rivelatori verrebbe bloccato ancora una volta.

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