Se fosse vissuto oggi, Domenico Scarlatti sarebbe finito in tribunale con l'accusa di plagio. E a denunciarlo sarebbe stato il suo gatto. Pare che in un giorno del 1730 il micio si sia concesso una passeggiata sul clavicembalo del padrone, schiacciando tasti producendo note. Invece di suggerirgli altri itinerari, Scarlatti ha preso ad annotare quei suoni. Poi ci ha messo tutto il suo sapere, e ne ha tratto la Sonata in sol maggiore K30, nota ai più come Fuga del gatto.
L'aneddoto è leggenda dovuta a Muzio Clementi, virtuoso della tastiera, che ha preferito ricondurre i passaggi improbabili e dissonanti del pezzo alla felina casualità di quattro passi su una tastiera e non a un deliberato intento artistico. L'Associazione Atelier Gluck Arte celebra i felini con un Concerto in Miao!, in programma domani alle 21 all'Atelier medesimo.
Il Concerto in Miao! esplorerà soprattutto il versante musicale, grazie all'apporto di due voci - la mezzosoprano Louise Tschabuschnig e il basso Achille Bigli -, del pianoforte di Heidemarie Wiesner e del flauto di Francesco Bonafini. Ad essi si aggiungono Marco Vadalà e Agustin Olavarria Valdivia, voci narranti per le poesie di Neruda, Baudelaire, Rilke e Eliot che, ovviamente in tema, si alterneranno ai brani.
Tra questi, manco a dirlo, c'è la succitata Fuga di Scarlatti. Di ispirazione meno passeggera e più sonora, invece, le altre pagine in programma, giocose come l'occasione richiede. A Mozart si deve il dettino buffo Nun liebes Weibchen, ziehst mit mir K 625, stralcio dell'opera La pietra filosofale. Al genio di Gioacchino Rossini si deve invece il Duetto buffo di due gatti. Anche qui monta la leggenda: il grande pesarese si sarebbe ispirato a due gatti in amore sotto la sua finestra.
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