Claudio Baglioni ha detto basta (tra un po’).
"Questa storia dura da un bel po’ di anni".
Per la precisione.
"Dal 1964, quando sono salito sul palco per la prima volta a Centocelle nella piazza San Felice da Cantalice. Sono 60 anni da allora e 55 dal mio primo disco del 1969".
Perché?
"Perché mi sento di aver tagliato il traguardo".
La vita è adesso.
"Mi concedo i prossimi mille giorni, mi concedo il giro d’onore, quello che gli inglesi chiamano il giro della vittoria".
In effetti c’è molta emozione in questa saletta del Forum di Assago quando Claudio Baglioni, 72 anni quasi 73, annuncia che «entro il 2026 interrompo la mia attività, con gli ultimi giri a ritmo più rilassato». È un colpo di scena non proprio inatteso che arriva dopo una delle carriere più importanti della musica italiana. Baglioni ha firmato il disco più venduto di sempre (La vita è adesso), ha cantato alcune canzoni destinate a restare per sempre (da Questo piccolo grande amore a Strada facendo ad Avrai), è stato il primo italiano a fare tour negli stadi e sul palco è tuttora uno dei performer più precisi e appassionati. Però ogni capitolo ha una fine e giù il cappello a chi ha il coraggio di impegnarsi pubblicamente al ritiro, esponendosi alle pernacchie qualora si rimangiasse tutto. Per dirla tutta, è difficile che accada, ma mai dire mai. Intanto ha già annunciato la vendita dell’intero catalogo alla Sony e ha appena iniziato il congedo definitivo dalle grandi arene al coperto che dovrebbe chiudersi il 26 febbraio al Palazzo dello Sport di Roma (ieri, stasera e domani al Forum). Poi si vedrà. Fatto sta che ieri è una data già iscritta nella storia musicale italiana.
Proprio perché la carriera è stata lunghissima, non è facile decidere di ritirarsi.
"Mio papà diceva sempre che dal ring si scende quando si è ancora vincenti, non quando si è suonati".
In effetti ha appena finito un tour da oltre centocinquanta concerti e ne ha già iniziato un altro.
"E sul palco ballo anche, che è una mia passione. Ho il collo del piede più “espanso” di quello di Roberto Bolle». (sorride - ndr)
Nei prossimi mille giorni un nuovo disco sarà inevitabile. Ma poi?
"Potrei anche continuare a scrivere, ma probabilmente non scriverò canzoni, che sono pietre dure difficilissime da lavorare".
Un altro Festival di Sanremo?
"Sanremo è nato nel 1951 proprio come me. Ci sono stato due volte come ospite e due volte come direttore/dittatore. Credo che smetterò prima di tornarci un’altra volta".
Bilancio?
"Ho cercato quasi sempre di meritarmi il successo. L’ho raggiunto presto, neanche 21 anni. Allora non c’erano i talent e mediamente si diventava famosi più avanti negli anni».
Gli artisti vivevano «protetti» dalla notorietà.
"Penso sempre che l’arrivo dei social doveva servire a chi non aveva notorietà. Invece i “famosi” si sono presi anche quello spazio e raccontano pure le cose brutte e tristi della loro vita".
Ora inizia il countdown.
"Diciamo che non è un conto alla rovescia ma un canto alla rovescia".
Molti continueranno a chiedersi perché.
"Per evitare il giorno in cui si diventa macchiette, in cui si devono ritoccare troppo le foto".
Stanchezza?
"Non si può certo dire che il mio sia un lavoro usurante. Faticoso forse. Ma la paga vale la pena".
Poi però magari ritorna.
"Mah, non potrei neanche fare una delle frequenti “reunion”, se non altro perché non ho nessuno con cui riunirmi: sono un solista". (sorride - ndr).
La prima sensazione ora che ha annunciato il ritiro?
"Quando si spegne la luce si pensa di non essere più utili a niente. Sul palco agli artisti servono sempre, sotto al palco non servono a nulla. Ma io sento di dovere tanto alle persone che mi hanno accompagnato e mi piacerebbe godermi questo giro. Oggi forse non è più importante avere successo in tutte le cose, ma è sempre importante farle al meglio".
La sua canzone migliore?
"Dovrei chiedere l’aiuto da casa» (ride - ndr)
Faccia conto di averlo
"Io sceglierei le canzoni più 'chic' Ma forse Strada facendo è la canzone che meglio rappresenta il nostro andare continuo. E questo 'facendo', questo gerundio è una speranza che questo andare non finisca".
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