Muti, Mosè, Rossini, tris d'assi per il rilancio dell'Opera di Roma

Il teatro romano apre la stagione con il «Moise et Pharaon ou le passage de la Mer Rouge», la versione francese del capolavoro rossiniano. Regia di Pier Alli, coreografie di Shen Wei

Muti, Mosè, Rossini. Schierando questo attacco a tre punte, l'Opera di Roma inizierà la settimana prossima la sua stagione del rilancio. Il Moise et Pharaon ou le passage de la Mer Rouge andrà infatti in scena giovedì due dicembre nel teatro della capitale e sarà diretto da Riccardo Muti. C'è molta curiosita per questo lavoro piuttosto ambizioso e impegnativo, presentato in prima assoluta nella capitale. L'edizione francese del capolavoro rossiniano vedrà impegnate tutte le componenti dell'opera, dall'orchestra al coro, guidato da Roberto Gabbiani, fino al corpo di ballo. Componenti che il maestro napoletano, che da tempo collabora con la fondazione lirica capitolina, ha trovato notevolmente migliorate. La regia dello spettacolo porta la firma di Pier Alli, mentre delle coreografie si è occupato Shen Wei, prestigioso nome della danza internazionale, al suo debutto presso i'Opera romana.
La prima del 2 dicembre sarà preceduta, martedì 30 novembre alle 19, da un'anteprima di gala del Grand opera rossiniano. Sul podio sempre Muti, nel palco reale Giorgio Napolitano, per una serata di beneficenza in favore di Agenda Sant'Egidio.
Opera difficile, generalmente considerata oratoriale e con poca azione, il Moise et Pharaon ou Le Passage de la mer Rouge è la riscrittura in forma di Grand Opera del Mosè in Egitto che Rossini aveva composto per il San Carlo di Napoli, dove andò in scena il 5 marzo del 1818 su libretto di Andrea Leone Tottola. Il Moisè approdò all'Opera di Parigi il 27 marzo 1827, dopo una serie successiva di rimaneggiamenti, nella versione definitiva in quattro atti. Uno in più del Mosè in Egitto, quindi. Ma la mano di Rossini non si limitò ad allungare l'opera. Anche venne ritoccato e subì aggiunte da parte di Luigi Balocchi e Victor Joseph Etienne de Jouy. Ma l'opera acquistò una dimensione, non solo in termini di durata, completamente nuova.
«In realtà - come scrive il musicologo Fedele D'Amico nel saggio Parigi val bene un Mosè - la differenza fra le due versioni sta nella drammaturgia. Il Mosè in Egitto è un'opera rettilinea che muove in un gioco di contrasti incalzante, quasi preverdiano. Il Moisè è un'opera francese, cioè scritta per l'Opèra, cioè condizionata da un'etichetta che imponeva scenografie clamorose, vistose esibizioni di massa corali e coreografiche, dimensioni rispettabili, psicologie dilungate, grandeur; ma Rossini seppe benissimo trasporre la sua opera italiana alla scala prescritta senza uscire da quella non settecentesca nè romantica sfera ch'egli solo abitava, e azzeccare un nuovo equilibrio senza mutare il proprio peso specifico».
Sui legni dell'Opera di Roma un cast di assoluto prestigio con Ildar Abdrazakov (Moise), Nicola Alaimo (Pharaon), Eric Cutler (Amènophis), Juan Francisco Gatell (Elièzer), Riccardo Zanellato (Osiride), Saverio Fiore (Aufide), Sonia Ganassi (Sinaide), Marina Rebeka (Anai), Barbara Di Castri (Marie).

Moise et Pharaon sarà replicato domenica 5 dicembre (alle 16.30), martedì 7 dicembre (alle 19), giovedì 9 dicembre (alle 19), sabato 11 dicembre (alle 18), domenica 12 dicembre (alle 16.30). La messa in scena è proposta con sovratitoli in italiano.

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