"Aziende cercano 31mila addetti ma non li trovano"

La denuncia di Confapi coinvolgerebbe migliaia di piccole e medie imprese nel Napoletano: "Carenza di personale, a lungo andare costretti a delocalizzare"

"Aziende cercano 31mila addetti ma non li trovano"

Le piccole e medie imprese napoletane cercano addetti ma non riuscirebbero a trovarli. E il rischio sarebbe quello di dover “traslocare”, armi e bagagli, nei Paesi emergenti lasciando sul territorio soltanto le divisioni commerciali delle aziende.

La denuncia arriva dal presidente del gruppo Giovani della Confapi, la confederazione delle piccole e medie imprese, di Napoli. In una nota, Massimo Di Santis ha incardinato la discussione spiegando che: “La mancanza di risorse umane emersa dai dati di Excelsior, il sistema informativo realizzato da UnionCamere e Anpal, è indicativa di una asimmetria del mercato del lavoro: 31mila aziende, in provincia di Napoli. cercano addetti che non riescono a trovare”. Si tratta di numeri importanti che riguardano da vicino, come ha spiegato lo stesso dirigente Confapi, alcuni settori specifici dell’economia locale, in particolare sembra riguardare le imprese che operano nel settore dell’alta tecnologia, dell’informatica e dell’innovazione. Secondo quanto affermato nella nota, secondo il presidente dei Giovani Confapi di Napoli: “Si tratta di un problema che personalmente osservo anche nel settore in cui opero con la mia azienda, quello informatico, da almeno due anni”.

Nello specifico, Di Santis aggiunge: “C’è carenza di personale, soprattutto ingegneri informatici o laureati in scienze informatiche, che, a lungo andare, rischia di spingere il settore verso una “delocalizzazione” delle attività di sviluppo software verso l’India favorendo così il lavoro da remoto e lasciando in Italia solo la parte commerciale e di customer care”. In pratica, il rischio è quello di perdere posti al Mezzogiorno a favore delle economie cosiddette emergenti, quelle dei Paesi del Terzo Mondo. E l’India, che da diverso tempo ha investito sull’innovazione, sarebbe in pole position per intercettare il bisogno di addetti delle imprese. Che in Italia, dunque, lascerebbero in piedi gli uffici dedicati allo sviluppo commerciale delle aziende o all’assistenza dei clienti.

Secondo Confapi, per sanare questa “distorsione”, occorre investire sul dialogo tra le parti. Più interscambio tra imprese, Università e scuola e un rapporto più stretto tra il mondo dell’impresa, quello della rappresentanza sindacale e il comparto delle professioni.

“Sarebbe importante, in questo contesto, riuscire a sviluppare dei correttivi per incrociare in maniera più efficiente domanda e offerta di lavoro – ha concluso Di Santis – magari ricorrendo a una maggiore condivisione delle informazioni tra mondo imprenditoriale e universitario e a un più stretto dialogo tra associazioni datoriali, sindacati e ordini professionali”.

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