Ospedali, ora è allerta al Sud. La Campania vicina al collasso

In Campania è saturo l’ospedale Cotugno, centro di riferimento regionale delle malattie infettive. Mancano posti letto in terapia intensiva in altri presidi Covid

Ospedali, ora è allerta al Sud. La Campania vicina al collasso

I numeri dei contagiati da Coronavirus non sono, fino a questo momento, quelli che si registrano nelle regioni del Nord Italia maggiormente colpite, ma in Campania, nell’attesa che vengano attivate nuove postazioni per i malati Covid, gli ospedali sono già al collasso. È saturo l’ospedale Cotugno, centro di riferimento regionale per le malattie infettive. Mancano posti letto in terapia intensiva al Loreto Mare di Napoli, negli ospedali di Boscotrecase, Pozzuoli, di Scafati, tutti riconvertiti per far fronte all’emergenza. Al limite anche la situazione che si registra nei presidi di Caserta, Avellino e Ariano Irpino. In tutta la Campania sono pochi i posti rimasti liberi nei reparti ospedalieri per i malati Covid. Intanto, proseguono i lavori per allestire strutture sanitarie in moduli prefabbricati.

“Per il momento, si stanno attrezzando altri presidi ospedalieri, per ricoverare anche loro dei Covid, sia in terapia intensiva che come ricoveri ordinari”, spiega Nicola Maturo, consigliere regionale Anaao, associazione dei medici dirigenti. Maturo è responsabile del pronto soccorso infettivologico dell’ospedale Cotugno di Napoli. Così ci descrive la situazione nel presidio in cui lavora: “Noi, ora, siamo quasi saturi, nel senso che la nostra rianimazione è satura, la nostra sub-intensiva è satura. Forse c’è ancora qualche posto libero nei vari reparti, ma parliamo di uno o due posti, niente altro. Quindi stiamo aspettando la disponibilità di altri presidi ospedalieri della Campania che ci diano in qualche modo una mano”.

La mancanza dei posti letto negli ospedali è una delle tante criticità da affrontare in questa emergenza Coronavirus. “Per ricoverare tutti quello che hanno bisogno, ci vorrebbero ancora più posti, che attualmente non sono ancora disponibili. Quindi cerchiamo di tamponare”, racconta Maturo. “Fin quando è possibile – dice - cerchiamo di trattenere le persone a casa, se non hanno un particolare tipo di patologia, quindi se non vanno in distress respiratorio. Con l’avvertenza che appena cominciano a desaturare un pochettino, ci contattano telefonicamente e cerchiamo in qualche modo di ricoverarli”. Mentre parla, delle ambulanze attendono in fila all’esterno del pronto soccorso. Davanti alla tenda allestita per il pre-triage sono incolonnate decine di persone.

“L’unica cosa che stiamo chiedendo – afferma Maturo - è cercare di intasare il meno possibile il pronto soccorso, quindi di venire in pronto soccorso quando veramente se ne ha bisogno.

Molte persone vengono solamente per fare il tampone, sono asintomatiche, non hanno nessuna patologia. Io capisco che c’è la paura, però questa paura aumenta il rischio per se stessi, perché, chiaramente, essendo in fila fuori a una tenda, si corre il rischio di infettarsi”.

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