Un maxi blitz antidroga è stato portato a termine nella mattinata di oggi dai carabinieri di Napoli, che nel corso di due distinte operazioni hanno tratto in arresto ben 22 persone con l'accusa di traffico di sostanze stupefacenti. Il lavoro e le indagini degli agenti hanno permesso, infatti, di sgominare un gruppo di narcotrafficanti che operava in Campania e si occupava di rifornire di droga alcuni clan camorristici di Napoli. Contemporaneamente, è stata stanata anche un'associazione criminale che vendeva droga nel Rione Mercato, un quartiere nel centro di Napoli, dove il gruppo camorristico aveva messo su una vera e propria piazza di spaccio.
I militari del Nucleo investigativo del comando provinciale in collaborazione con i carabinieri della compagnia Stella hanno quindi condotto due diverse operazioni, che risultano essere strettamente intrecciate e collegate fra loro. La prima ha portato all'arresto di un gruppo di narcotrafficanti, composto da 15 persone, tutte accusate di associazione per delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti, porto e detenzione illegale di armi e utilizzo di documenti di identità contraffatti. Gli agenti sono riusciti ad incastrarli grazie ad una lunga attività investigativa, fondata soprattutto su numerose intercettazioni ambientali e telefoniche. I narcotrafficanti si occupavano appunto di rifornire i clan di Napoli, che negli ultimi anni hanno preferito rivolgersi per l'approvvigionamento di droga a broker internazionali. Nel corso dell'attività investigativa al gruppo sono stati sequestrati circa 3kg di cocaina e denaro contante.
La seconda operazione, condotta questa mattina dai carabinieri, ha permesso di sgominare una famiglia di trafficanti napoletani che aveva allestito una piazza di spaccio nel vico Cangiani, situato nel centrale quartiere Mercato.
Nel corso del blitz 8 persone sono state arrestate, in più è stato sequestrato l'immobile usato per lo spaccio di droga, diverse somme di denaro e un revolver carico. I carabinieri inoltre hanno scoperto che i membri del clan avevano anche installato porte blindate e un sistema di videosorveglianza da remoto, per rendere più arduo e difficile l'accesso alle forze dell'ordine.
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