Summit della camorra in chiesa e collette per il pizzo: la testimonianza del pentito

Una delle donne al servizio della criminalità organizzata avrebbe le chiavi di un luogo sacro dove si sarebbero incontrati i boss locali

Una processione della Madonna dell'Arco
Una processione della Madonna dell'Arco

La testimonianza del collaboratore di giustizia Teodoro De Rosa è choccante: secondo il pentito, la camorra napoletana sfrutterebbe le cerimonie religiose a suo vantaggio, entrando prepotentemente nell’organizzazione dei festeggiamenti in onore dei santi e promuovendo raccolte di denaro per mascherare il reato di estorsione ai danni di commercianti e cittadini. Addirittura, nel corso dei colloqui di De Rosa con i giudici, sarebbe venuto fuori che una delle donne al servizio della criminalità organizzata avrebbe le chiavi di una chiesa dove si sarebbero incontrati i boss locali per i loro periodici summit.

Non si tratta, in ogni caso di una donna qualunque. Il collaboratore di giustizia ha rivelato che chi ha le chiavi del luogo sacro è la suocera di tre capi dell’Alleanza di Secondigliano: Patrizio Bosti, Francesco Mallardo ed Eduardo Contini. A riportare la notizia è il quotidiano Il Mattino che ha raccontato cosa avviene nel quartiere periferico di Napoli. Le collette per l’intercessione ai santi e alla Madonna dell’Arco sarebbero organizzate nei minimi dettagli già molto tempo prima dei festeggiamenti che si svolgono nel periodo pasquale.

I negozianti sarebbero obbligati a versare la loro offerta alla chiesa, che si somma al denaro normalmente estorto con il “pizzo”. Il tutto avviene con una parvenza di legalità, poiché l’obolo viene giustificato da un’iscrizione “volontaria” a un'associazione religiosa. Successivamente, c’è un pagamento per ogni processione organizzata.

I referenti della camorra, secondo il pentito, si sarebbero divisi le varie zone dei quartieri periferici. Per distinguere un’area dall’altra vengono utilizzate alcune bandiere che servirebbero a identificare i clan della criminalità organizzata, vessilli che vengono conservati proprio nelle chiese.

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