Si pubblicizzavano su internet, promettendo tamponi e test sierologici per scoprire eventuali contagi da Covid 19. Ma gli esami sarebbero stati inattendibili, compiuti utilizzando materiale non idoneo a scoprire il coronavirus, tra cui addirittura dei macchinari finalizzati alla ricerca di virus animali.
Nella mattinata di ieri, i carabinieri del Nucleo antisofisticazioni e Sanità di Napoli, insieme ai militari dei comandi provinciali partenopeo e casertano hanno sottoposto a perquisizione, su disposizione della Procura della Repubblica, alcune persone e diverse società operanti nell’ambito sanitario e ritenuti coinvolti nei fatti al centro dell’indagine su una presunta organizzazione che sarebbe stata dedita alla “truffa dei tamponi”. Sequestrati, oltre a strumentazioni e denaro, ben 10mila kit di controllo rino-farigeo, alcuni dei quali sarebbero risultati addirittura scaduti dai controlli delle forze dell’ordine.
L’inchiesta è scaturita dai continui monitoraggi e controlli da parte di magistratura e forze dell’ordine sul delicatissimo fronte dell’emergenza Covid, in particolare sullo scenario relativo alla filiera di protezione e screening sanitario in Campania. Proprio su internet erano state rintracciate alcune inserzioni e un sito che avrebbero pubblicizzato un servizio che prometteva l’esecuzione di tamponi e test sierologici affidabili in tempi celeri. Sulla piattaforma online, inoltre, avevano messo a disposizione del pubblico un servizio di prenotazioni. Subito, dunque, sono scattati i controlli per verificare sia se quell’attività poteva vantare autorizzazioni che l’avrebbero legittimamente autorizzata a svolgere i controlli sia se le attrezzature e gli strumenti sanitari utilizzati fossero affidabili ed efficaci.
Dagli accertamenti scaturiti dalla perquisizione dei militari, però, è emerso un quadro diverso. Innanzitutto i macchinari utilizzati per la scansione e il controllo dei tamponi non sarebbero stati quelli ritenuti affidabili dalle normative in vigore. Tra gli altri, come riporta il Corriere del Mezzogiorno, sarebbe stato utilizzato un macchinario progettato per scoprire virus animali che, invece, sarebbe stato “adattato” a processare campioni umani. Con, secondo gli inquirenti, poche garanzie di affidabilità. Inoltre qualora un tampone, che sarebbe costato agli utenti tra i 40 e i 60 euro, avesse dato esito positivo, gli “analisti” non avrebbero avviato le misure di profilassi utili al contenimento del contagio indirizzando i pazienti nelle strutture di accoglienza ma avrebbero consentito loro di tornarsene tranquillamente a casa.
Sotto i sigilli sono dunque finiti quasi 10mila tamponi, alcuni dei quali sarebbero risultati scaduti, inservibili a fornire risultati affidabili. Ma non è tutto perché sono state sequestrate anche centinaia di test rapidi, materiale informatico, strumentazioni elettromedicali e denaro. L’ipotesi di reato sulla quale lavorano gli inquirenti, per il momento, è quella di associazione a delinquere finalizzata alla truffa.
Intanto la Regione Campania, che ieri ha registrato sul suo territorio 635 nuovi casi di contagio al Covid, 77 guarigioni e sei decessi (questi avvenuti negli ultimi tre giorni), ha pubblicato e diffuso sui social un primo elenco ufficiale dei laboratori privati legittimamente autorizzati a eseguire i controlli sanitari e i tamponi.
Un documento che, nelle prossime ore, sarà aggiornato con l’inserimento delle altre strutture che intanto stanno per ottenere le concessioni e che servirà ai cittadini per controllare l’affidabilità dei professionisti a cui si rivolgeranno per tamponi e test rapidi.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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