È allarme per il Klebsiella: i rischi e come prevenire il batterio che spaventa l'Europa

L'ultimo rapporto del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie si è concentrato sull'aumento dei casi di infezione da Klebsiella in Europa, sollecitando una maggior attenzione sul tema

È allarme per il Klebsiella: i rischi e come prevenire il batterio che spaventa l'Europa
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Il numero dei Paesi dell'Unione Europea che negli ultimi anni hanno segnalato casi di infezione da Klebsiella pneumonae ipervirulenta (hvKp) è salito da quattro a dieci, mentre i casi sono passati da 12 a 143. Questo è l'allarme lanciato dal Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie, in una nota pubblicata nelle scorse ore. Si tratta di numeri decisamente contenuti, ma l'ECDC ribadisce l'importanza di rilevare precocemente questo "superbatterio", allertando i medici e creando "una capacità di laboratorio sufficiente per rilevare gli isolati hvKp". "L'emergenza di isolati di K. pneumoniae con ipervirulenza combinata e resistenza agli antibiotici di ultima linea è preoccupante poiché, a differenza dei ceppi "classici" di K. pneumoniae, i ceppi hvKp possono causare gravi infezioni in individui sani - si legge nel rapporto - con la convergenza della virulenza e della resistenza antimicrobica nei ceppi hvKp, esiste la possibilità di infezioni potenzialmente non trattabili negli adulti precedentemente sani. È necessario prevedere una morbilità e una mortalità ancora più elevate se i ceppi hvKp resistenti ai carbapenemi si diffondono negli ambienti sanitari e colpiscono una popolazione di pazienti vulnerabile".

Klebsiella: di cosa si tratta

Secondo quanto riportato sul sito dell'ISS e Dell'IRCCS Humanitas, con il termine "Klebsiella" si indica un genere di batteri appartenenti alla famiglia delle Enterobacteriaceae. Si tratta di bastoncelli Gram-negativi dotati di una notevole capsula polisaccaridica che forniscono loro una altrettanto notevole resistenza alle difese dell’organismo che infettano. Le specie di Klebsiella associate a malattie che colpiscono l’uomo sono tre: Klebsiella pneumoniae (con le sottospecie Klebsiella ozaenae e Klebsiella rhinoscleromatis) Klebsiella Oxytoca e Klebsiella granulomatis.

Sintomi da infezione di Klebsiella

Le infezioni da Klebsiella sono associate principalmente a polmoniti contratte in ambiente ospedaliero, infezioni delle vie urinarie, infezioni nosocomiali, rinoscleroma, ozena e ulcere genitali croniche. A seconda dei casi, i sintomi dell’infezione possono includere febbre, brividi, manifestazioni simil-influenzali, tosse con espettorato denso, aumento della minzione, fastidio alla parte alta del pube e dolori alla parte bassa della schiena. La trasmissione può avvenire tramite il contatto della pelle con delle superfici contaminate, per contatto con le feci e anche per via sessuale.

Prevenzione e trattamento

In termini di prevenzione viene suggerita una particolare attenzione al rispetto delle norme igienico-sanitarie, nonché il trattamento tempestivo di ferite o ustioni esposte. Il trattamento più adatto in caso di infezione da Klebsiella dipende invece dagli organi coinvolti. In genere all’inizio si procede empiricamente tentando la strada del trattamento con antibiotici, ad esempio con cefalosporine di terza generazione, carbapenemi, aminoglicosidi o chinoloni, a volte consigliati in combinazioni. Le klebsielle sarebbero talvolta resistenti a più antibiotici: gli enzimi carbapenemasi prodotti da Klebsielle pneumoniae sono associati a una mortalità superiore al 50%. Nei casi più gravi possono essere necessari trattamenti chirurgici, ad esempio per drenare ascessi polmonari.

La diffusione risulterebbe tuttavia estremamente limitata, al momento. Per l'Ecdc servirebbe però una raccolta di dati aggiuntivi sui vari casi, per comprenderne meglio le vie di trasmissione. E per determinare all'occorrenza la necessità di ulteriori misure di sorveglianza e controllo.

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