Due attacchi con il coltello a Mannheim, in Germania. Gli obiettivi erano esponenti politici nel mirino della comunità islamica. A farne le spese, però, è stato un poliziotto, intervenuto per fermare l’assalitore. Armi bianche, dunque. Armi che si possono trovare ovunque. Per colpire ovunque. E mortalmente. Se guardiamo ai recenti attacchi terroristici, osserviamo una preoccupante “evoluzione” nelle metodologie impiegate. Metodologie in realtà presenti sin dai tempi dell'Isis, il cosiddetto Stato islamico attivo in Siria e in Iraq.
Nell'ultima edizione di una loro rivista, Rumiyah, compare un articolo nel quale viene spiegato come effettuare attacchi di massa usando veicoli e coltelli. In esso si indicano i mezzi e i coltelli migliori da usare, i punti di impatto da considerare e altri aspetti procedurali specifici. Per un attacco di massa si sconsiglia l'impiego di coltelli da cucina, definiti perfetti nel caso di attacchi individuali (e questo perché devono penetrare i tessuti e sono facilmente reperibili). Un coltello più impegnativo, invece, si può comprare senza problemi ma richiede un costo non irrisorio e porta ad una tracciabilità veloce.
Come spiega Alberto Gallazzi, - consulente di sicurezza, sia civile sia militare, in Italia e all’estero - “i coltelli e i veicoli sono strumenti d'uso quotidiano e possono essere utilizzati da tutti perché non richiedono un grossissimo addestramento. La gente pensa che per usare un coltello tu debba avere chissà quale addestramento, mentre invece provocare un danno con essi è facile: basta attaccare gli occhi, puntare alla gola e alle parti del corpo esposte. Attaccare il cuore o cercare di ‘tagliare’ è più complicato perché molto dipende dal clima: quando è caldo è facile penetrare il tessuto di una t-shirt ma quando è freddo e si è coperti i tagli, i famosi slash, non sono così efficaci: devi avere un coltello di un certo tipo, oltre ad una certa capacità di immobilizzare una persona per terra o contro un muro (la gente, per istinto, scappa e corre). Penetrare è più efficace risolutivo e attuabile , specie su parti esposte , ma richiede avvicinamento, da qui il legame su occultare ed avvicinarsi alla preda creando distrazioni.
Portare la morte, secondo gli insegnamenti dello Stato islamico, è facile. Troppo facile. Non serve essere un istruttore di coltello per fare un attacco del genere, come non hai bisogno di essere un pilota di Formula 1 per prendere la macchina e investire le persone. “Tante volte si punta il dito contro chi insegna le arti marziali (che studiano l’arte del coltello), ma è sbagliato prosegue Gallazzi - Io ti insegno un'arte marziale, ti offro una cultura, un'informazione. Come le usi: questo è il problema. Altrimenti dovremmo rimuovere gli sport con le armi da fuoco dal tiro olimpico, i coltelli dai ristoranti e così via. Non risolveremmo però niente. Perché, nel caso dei coltelli, si può sempre prendere un cacciavite e posso comunque perforarti o arrecarti danno”.
Gli attacchi aumentano. Non solo da parte di aspiranti terroristi, ma anche da baby gang. Quanto sta accadendo dimostra quanto sia facile trasformare ogni oggetto in un oggetto mortale. “Possiamo cambiare l'approccio alla sicurezza, suggerisce Gallazzi - Non è possibile rimuovere le armi e un terrorista ucciderebbe anche a mani nude. Riconoscere come la gente occulta queste armi e osservare gli atteggiamenti sospetti: questo è fondamentale. Ho fatto un workshop qualche settimana fa e l'ho chiamato The Joker (illusionista). Il percorso di quella giornata non era insegnarti ad usare un coltello; era informarti su come oggi il criminale - non solo i terroristi - usa delle metodologie nel procurarsi un'arma, nel crearsene una, nell'occultarsela addosso (nelle mani, anche quando gesticola con te mentre qualcuno ti chiede informazioni). Sono talmente bravi a fare questa cosa che è difficile accorgersene. La gente non è abituata a guardare le mani e captare certi segnali. Un esempio? Una giacca in una giornata di agosto. Uno che va a giro alla fermata del bus o in piazza con una giacca appoggiata sul braccio, dovrebbe farmi prestare la massima attenzione. Se è uscito con quel vestito in una giornata di caldo torrido non è normale. C'è gente che riesce ad occultare il coltello sotto la spallaccia di una borsetta o di uno zaino e via dicendo. Dobbiamo prestare attenzione a questo e captare segnali. Non voglio farti diventare un criminale, ma preparati a quello che hai intorno. Voglio darti la cultura di comprendere ciò che accade, farti capire come i criminali e i terroristi attaccano. Se non mi giro dall'altra e mi faccio una cultura inizio ad avere più attenzione”.
È vero, per attaccare basta poco. E sul dark web ci sono molte informazioni ma, se inizio a capire quali sono i target deboli del corpo, ho già capito come attaccare. “La gente - prosegue severo Gallazzi - dovrebbe pensare meno alle cazzate delle tecniche di difesa personale e imparare più a gestire un primo soccorso. Chi viene attaccato con un coltello si ritrova spesso con ferite che sanguinano copiosamente. Se avessimo una base di primo soccorso per intervenire in determinate situazioni (gestire emorragie, come applicare pressione od utilizzare un tourniquet ) potremmo salvare vite umane. Serve più questo che conoscere tecniche di arti marziali che poi sono inefficaci una volta che è esploso l'attacco. Le tecniche di consapevolezza su cosa guardare, su come agisce una gang sudamericana, su come si comporta un terrorista, su come si occulta un'arma: avere padronanza in queste tecniche è più efficace che non fare corsi di arti marziali. Che vanno bene ma che in casi del genere non ti salvano la vita. Invito la gente a guardare questi atti criminosi per capire che non siamo in un mondo dorato, che non possiamo girarci dall'altra parte, e che se li guardi domani magari sto attento anche io. Perché c'è un'onda di odio che sta crescendo. Bisogna percepire quanto sono vulnerabile e come leggere quello che la persona vicino a me potrebbe fare. Alla fine è l'istinto quello che ti aiuta a prevedere o prevenire certe situazioni, a leggere comportamenti e il linguaggio del corpo. Prima di un attacco ci sono sempre delle gestualità che possono e dovrebbero essere comprese: c'è un choke point. In questi attacchi criminali c'è sempre qualcosa che mi determina quando e come viene fatto un attacco. La gente deve essere educata su questo”.
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