
La Asl 5 di Torino ha preparato un vademecum a uso interno per i suoi dipendenti per l'utilizzo dei termini inclusivi. Si tratta di un lungo elenco di parole per le quali è stato trovato un corrispettivo "politicamente corretto" e inclusivo, che rispetti la diversità di tutti e che ne valorizzi il genere. "L’obiettivo è promuovere un dialogo basato sulla reciproca comprensione, con la consapevolezza che ciascuno di noi, in contesti diversi, potrebbe trovarsi dall’altra parte della comunicazione. Per questo motivo, è fondamentale adottare modalità espressive attente e rispettose, come vorremmo che venissero riservate a noi", si legge nella delibera.
L'adeguamento al politicamente corretto di ispirazione woke è ormai una moda diffusa ma nel voler a tutti i costi porsi su un gradino superiore, insegnando agli impiegati dell'Asl quali sono le parole corrette e non offensive, chi ha redatto il documento ha commesso un errore da matita blu. Nella parte dedicata all'etnia, infatti, viene bandita la parola "extracomunitario", perché ha una forte connotazione negativa. Al di là della motivazione, piuttosto stiracchiata per bandire una termine che indica semplicemente un cittadino che vive al di là di quella che era la Comunione europea (oggi Unione europea), si legge: "Non verrebbe mai usato in relazione a una persona francese, o americana. Usare l’area geografica di provenienza o la nazionalità".
Ora, in tutti gli aeroporti europei, quando si sbarca e si devono superare i controlli, ci sono le file per "cittadini Ue" e "cittadini extra Ue", che è lo stesso concetto di extracomunitario ma aggiornato alla dicitura aggiornata. Ma soprattutto, perché bisognerebbe usare la parola "extracomunitario" con un cittadino francese, se la Francia, almeno fino a oggi, è parte integrante dell'Unione europea? È più che logico che non verrebbe mai usato in relazione a un francese, perché si tratterebbe di un grave errore di concetto. E non è vero che non si usa per per le persone con cittadinanza americana. A voler dare lezioni senza conoscere ciò di cui si parla si rischiano errori di questo tipo.
Che in maniera più sottile si ripetono anche in un'altra voce, sempre di questo prospetto, quando viene suggerito di usare "eventualmente" la parola migrante al posto di clandestino. Sebbene siano spesso usati come sinonimi, "migrante" e "clandestino" hanno significato diverso, a meno che non si usi la dicitura per esteso "migrante irregolare".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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