Lucia Chinelli di fronte la corte d'Assise di Torino ha spiegato cosa è successo la notte del 13 gennaio 2022 alla figlia Fatima, bimba di solo 3 anni. "L'ha afferrata e lanciata come se fosse un pallone. L'ha lanciata dal balcone e non ho avuto il tempo di prenderla. Quella sera sembrava un diavolo", racconta la donna piangendo.
Fatima precipita dal ballatoio del quinto piano di un palazzo storico del centro città ma sopravvive qualche ora prima di esalare l'ultimo respiro all'ospedale Regina Margherita. A lanciarla di sotto per la procura è stato l'ex compagno della donna Mohssine Azhar, marocchino, tossicodipendente e spacciatore. Quella sera aveva esagerato sia con l'alcol che con le droghe. Lo stesso Mohssine ha ammesso di essere stato lui a far cadere la bimba ma la sua azione non è stata volontaria. Voleva farla ridere sollevandola per aria. Lo ha affermato anche di fronte ai giudici che stanno decidendo il destino dell'uomo. "Chiedo scusa alla bambina, un dolore che porterò sempre con me", dice in aula Mohssine. L'uomo la sera della tragedia non è stato arrestato per aver lanciato giù la bimba ma per aver fatto resistenza alle forze dell'ordine. "Non riuscivamo a tenerlo a bada, in quattro lo bloccammo", hanno dichiarato gli agenti. A confessare l'accaduto è stata la mamma di Fatima, cambiando la versione inizialmente raccontata, dopo la sua morte in ospedale. Questo per paura e perché si sentiva in colpa. "Ho cambiato versione quando ho visto mia figlia in ospedale. Mi sono detta: perché devo prendermi delle colpe con non ho? Se non la difendo io chi la difende?", racconta la donna. Infatti a rendersi immediatamente conto che c'era qualcosa che non andava sono stati gli investigatori della Mobile. La traiettoria della caduta, il punto nel cortile in cui fu trovata la piccola, le voci udite dai vicini, la testimonianza della dipendente di una panetteria ai piedi dello stabile. Tutto questo, spiega la Stampa, non era compatibile con la pista della caduta accidentale. "Sulla base dell'esperienza, era evidente che fosse successo qualcos'altro". ha ribadito ai giudici il capo della Mobile, Luigi Mitola.
Cosa è successo quella sera
Mohssine non è il padre di Fatima. L'uomo di origini marocchine è un inquilino dello stesso palazzo. Lui abita al quinto piano e condivide una mansarda con dei suoi connazionali mentre la bimba e la mamma al quarto piano. I due adulti ormai da quattro mesi avevano una relazione e Mohssine non aveva mai mostrato ostilità verso la bambina. Al contrario, proprio quella mattina, di ritorno dal tribunale dove era stato condannato per spaccio Mohssine aveva comprato un peluche e delle caramelle a Fatima. "La piccola, quella sera, voleva ringraziarlo, così ho accompagnato la bimba su da lui. Non sono entrata nel suo alloggio, sono rimasta sul ballatoio. Con lui, dentro, c'era un amico. Mohssine afferra la piccola e la getta", racconta la mamma. Restano, però, ancora dei misteri da risolvere. Alcuni orari non sono molto chiari. Come riporta La Stampa, alle 20,49 la bimba col telefono della mamma per ringraziare Mohssine gli manda un messaggio vocale. Alle 21,18 la donna parla al telefono con l'uomo per 80 secondi.
Alle 21,21 la telecamera di sicurezza del palazzo orientata sul cortile, inquadra la caduta della bimba. "Se la mamma era sul ballatoio, davanti a lui, che bisogno aveva di telefonargli? Il suo racconto non è attendibile", ribatte la difesa. Da quanto emerge, la strada per scoprire la verità è ancora lunga.
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