È scomparsa all'età di quasi 99 anni, Lucy Salani, la donna trasgender sopravvissuta al campo di concentramento di Dachau. A darne notizia il fondatore dei Sentinelli (un movimento creato nell’autunno 2014 con l’obiettivo di combattere ogni forma di discriminazione, ndr) il consigliere regionale lombardo Luca Paladini. Era nata il 12 agosto del 1924 a Fossano un piccolo comune del Piemonte, come Luciano Salani, fin da piccola cosciente della sua identità omosessuale venne rifiutata dal padre e dai fratelli. Fu arruolata contro la sua volontà nell’esercito italiano e poi in quello nazista, da cui scappò buttandosi nell'acqua gelida e allontanandosi poi dall'ospedale di Bologna in cui era stata ricoverata per la conseguente polmonite.
Catturata poco dopo, venne condannata a morte. Chiese la grazia al generale tedesco Albert Kesselring, che la tramutò in lavori forzati in un campo di lavoro a Bernau, nella Germania meridionale. Riuscì a fuggire anche da quel luogo, ma venne catturata al confine tra l'Austria e l'Italia e deportata nel campo di concentramento di Dachau. Rimase tra gli orrori del campo per sei mesi, fino a quando nel 1945 venne liberata dall'arrivo degli americani. Quel giorno riuscì a sopravvivere a una fucilazione da parte dei nazisti rimanendo ferita ad un ginocchio, tanto da essere trovata in mezzo ai cadaveri degli altri deportati.
Il ricordo terribile di quel luogo, come lei stessa ha raccontato, rimase indelebile nella sua memoria: "Dopo essere uscita viva da Dachau mi sono scatenata, ho vissuto intensamente. Ho iniziato a lavorare per una compagnia facendo spettacoli di cabaret, viaggiavo il più possibile. Ma l’ombra di quel posto non mi ha mai abbandonata”. Dopo la liberazione visse tra Roma e Torino facendo la tappezziera, recandosi spesso a Parigi dove frequentava gli ambienti artistici trans.
La transizione
Negli anni '80 decise di completare il suo percorso di transizione a Londra, rifiutandosi però di cambiare il nome all'anagrafe, dove tutt'ora risulta come Luciano. Si trasferì poi definitivamente a Bologna rimanendo vicina agli anziani genitori. La sua storia divenne nota grazie alla biografia Il mio nome è Lucy. L'Italia del XX secolo nei ricordi di una transessuale (Donzelli Editore) nel 2009. Fu anche protagonista nel 2014 nel documentario di Gianni Amelio, Felice chi è diverso. Nel 2018 quando venne invitata nel giorno della memoria organizzato da Arcigay e Arcilesbica dove le sue parole furono molto toccanti: "È impossibile dimenticare e perdonare. Ancora alcune notti mi sogno le cose più orrende che ho visto e mi sembra di essere ancora lì dentro e per questo voglio che la gente sappia cosa succedeva nei campi di concentramento perché non accada più".
Nel novembre 2019, il presidente di Arcigay Roma, Francesco Angeli, chiese al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella che fosse nominata senatrice a vita.
Tra il 2020 e il 2021 Matteo Botrugno e Daniele Coluccini girarono il film documentario sulla sua vita, il cui titolo venne preso dal verso di una poesia scritta da Lucy stessa, C'è un soffio di vita soltanto. Il film segue, all'età di 96 anni, la sua vita di tutti i giorni a Bologna, e in alcuni momenti a Dachau, dove era stata invitata per le celebrazioni del 75º anniversario della liberazione del campo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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