C'è chi sceglie di travestirsi da donna e chi, invece, spende 15mila euro per vivere da cane, più precisamente da collie. Il primo è Stefano Ferri, 56 anni e crossdresser, ovvero una persona che indossa sempre e solo abiti da donna pur essendo uomo. È etero e ha una famiglia, figlia adolescente compresa, ma preferisce indossare tubini e tacchi a spillo quando passeggia le vie della città. Qualche giorno fa, una signora, vedendolo così acconciato, è addirittura scoppiata a ridere, infastidendolo: "'Un tempo', le sussurro mentre mi guarda basita, 'erano le donne in pantalone a suscitare questa reazione negli uomini, e oggi siamo unanimi nel ritenere quegli uomini imbecilli'. Pausa scandita ad arte. Sono in forma. 'Pensi quanta gente, in futuro, darà dell’imbecille a lei'. Il sibilo del treno chiude la conversazione". E poi gli immancabili hashtag: "#diritticivili #stopomofobia".
Ora, cosa c'entri l'omofobia non è dato sapere, visto che Ferri è etero. Il paragone sui pantaloni regge poi fino a un certo punto, anche perché le donne li indossano da secoli. Lo facevano nel XVI secolo, le braghesse, ma solo in determinati contesti, ovvero per andare a cavallo. E poi, successivamente, per lavorare in fabbrica. E ancora, come segno di rivendicazione, dopo il Sessantotto, quando le donne, alla ricerca della parità sessuale, cominciarono ad assumere mode e comportamenti maschili. Quindi, il punto donne e pantaloni non regge. Anche perché i preti, quando si vestono come tali, indossano una gonna eppure nessuno li trova ridicoli. Come mai? Perché il punto non è solo la foggia dell'abito. Ma essere ciò che si è. E non ciò che si vorrebbe essere. Un uomo che si veste da donna è oggettivamente ridicolo, così come una donna che si veste da uomom, anche perché i corpi sono diversi per natura. Hanno forme diverse e necessitano quindi di tagli diversi.
Si può quindi dire: ma ognuno di noi è libero di fare ciò che vuole. È vero. E questo ci porta a Toko-San, l'uomo giapponese che ha speso 15mila euro per diventare un collie e farsi portare a spasso. Sui social, scrive Repubblica, c'è chi "ne apprezza la volontà di apparire come realmente si sente". Proprio come Ferri, del resto. Cosa vuol dire "apparire come realmente ci si sente"? La nostra società ci spinge ad ascoltarci, a comprendere ciò che sentiamo essere dentro di noi. E così c'è chi si spinge anche a tagliarsi naso e orecchie per assomigliare ad un alieno. Anche il "mutante" si sente finalmente se stesso. Peccato che non riesca a trovare lavoro e che sia costretto ad ammettere che ora la gente ha paura di lui. Eppure afferma: "Amo calarmi nei panni di un personaggio spaventoso".
Essere ciò che si è significa innanzitutto essere aderenti alla realtà. E la realtà - meglio: i nostri cromosomi - ci dice che siamo maschi e femmine. Il rischio è di diventare tutto e il suo contrario. Una civiltà di mutanti.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.