Viagra, stanze d’albergo e pedinamenti: la rete di corruzione che porta ai carabinieri di Pavia

Nelle carte esaminate dal Giornale i dettagli sconcertanti della vicenda che ha portato questa mattina in carcere il maresciallo Antonio Scoppetta e ai domiciliari il capitano Maurizio Pappalardo

Viagra, stanze d’albergo e pedinamenti: la rete di corruzione che porta ai carabinieri di Pavia
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Un circuito di corruzione e di favori, insediato all'interno della Procura della Repubblica di Pavia, con protagonisti due carabinieri di fiducia dei pubblici ministeri. Nelle carte che il Giornale ha potuto esaminare emergono dettagli sconcertanti della vicenda che ha portato questa mattina in carcere il maresciallo dell'Arma Antonio Scoppetta e agli arresti domiciliari il capitano Maurizio Pappalardo, da pochi mesi in congedo, a lungo comandante del Nucleo Investigativo dei carabinieri pavesi. Scoppetta lavorava in Procura, era il braccio destro di un pubblico ministero, e riusciva a fare sì che il procuratore capo Mario Venditti assegnasse proprio al suo ufficio le inchieste che lui e Pappalardo volevano governare anche per fare favori ai loro referenti politici. Tra le aziende che compaiono nelle carte c'è anche una ditta specializzata in intercettazioni telefoniche per conto delle Procure di tutta Italia, controllata dai figli di un maresciallo "storico" dei Ros di Milano, Agostino D'Arena. Tra gli interlocutori del circuito risulta anche Gianluca Di Bartolo, siciliano di Missilmeri, inquisito nell'inchiesta "Clean" della procura pavese, legato a sua volta all'ex eurodeputato leghista Angelo Ciocca.

Secondo l'ordinanza di custodia emessa questa mattina dalla Guardia di Finanza, "Scoppetta davanti alle richieste trasmesse da Pappalardo Maurizio (che a sua volta agiva nel proprio interesse ma anche di imprenditori e di politici) riceveva da Pappalardo denaro di cui necessitava diuturnamente (spendendo buona parte del proprio stipendio al gioco) spese voluttuarie ed altre utilità".

Tra il 2015 e il 2016 il maresciallo avrebbe ripetutamente fornito all'ufficiale notizie riservate sulle inchieste condotte dal suo pm di riferimento. In cambio, Pappalardo avrebbe passato al maresciallo stanze d'albergo, divani, abiti, fuochi d'artificio, il viaggio in Cadore per gli allenamenti della Lazio e perfino ricette per il viagra, Inoltre "in data 27 ottobre 2016 procurava in comodato d'uso gratuito a Scoppetta una vettura fornita da società dei fratelli D'Arena soci di Esitel, ente abitualmente incaricato nel medesimo periodo dalla Procura della Repubblica di Pavia per la fornitura di servizi tecnici e strumentazione utile alle investigazioni". Scoppetta sarebbe intervenuto anche per il via libera della Sovrintendenza a un ristorante gestito dai D'Arena.

Dalle carte si capisce che i nuovi vertici della Procura di Pavia, guidata dall'ex pm milanese Fabio Napoleone, stiano scavando a ritroso negli anni precedenti di gestione dell'ufficio, andando a analizzare in profondità i rapporti in città tra magistratura, forze dell'ordine, politica e affari. Di quanto sta emergendo, gli episodi contenuti nell'ordinanza eseguita oggi costituiscono solo una parte, perché - come si deduce dalle carte - l'indagine va ancora avanti. L'aspetto per ora forse più sgradevole è il martellamento cui i due carabinieri sottopongono una donna colpevole solo di avere interrotto i rapporti con Pappalardo. "Scopetta si rendeva disponibile per sgonfiare le gomme del veicolo in uso" alla donna, poi nel gennaio 2020 "anche con l'aiuto di altri militari in servizio presso la Procura di Pavia ne monitorava quotidianamente i movimenti persino con appostamenti sotto l'abitazione della stessa". Inoltre il maresciall produceva una lettera anonima all'Inps per denunciare il nonno della donna, facendo si che la denuncia dell'Inps alla Procura fosse poi affidata al suo pm.

Per finire, il carabiniere piazzava un gps sull'auto dell'ex compagna del comandante in modo da tenerne d'occhio gli spostamenti.

Insieme a Scoppetta e a Pappalardo, finisce sotto inchiesta un costruttore, Carlo Boiocchi, accusato di avere venduto al maresciallo una casa a metà prezzo, in cambio dell'assenza di controlli sul cantiere.

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