Nel Polo è il momento degli artigli

Le amministrative si sono concluse con un sostanziale pareggio, ma non possiamo fare a meno di misurarci con una serie di nodi politici. In primo luogo, non dobbiamo dimenticare che all’ordine del giorno delle elezioni politiche c’erano la cosiddetta «liquidazione del berlusconismo» e il conseguente smantellamento di Forza Italia. La quasi totalità dei sondaggisti aveva avvalorato questa previsione, del tutto smentita dalla realtà.
Le ragioni di questa linea da parte del centrosinistra erano e sono chiare: è per «l’effetto traino» di Berlusconi che alle elezioni politiche la Casa delle libertà ha vinto o ha pareggiato. A sua volta Forza Italia è l’altra faccia della medaglia: larga parte dell’elettorato moderato e riformista alle elezioni politiche si ritrova in una grande formazione di centro animata dalla leadership di Berlusconi.
Alle elezioni amministrative, in alcune situazioni significative (Torino, Roma, Napoli, la stessa Sicilia) a Forza Italia è mancato circa un 10% dei voti ottenuti alle politiche. Non nascondiamoci dietro un dito: in molti casi si tratta proprio dell’assenza dell’effetto Berlusconi. In altri casi invece si è trattato di candidati sbagliati o di liste deboli. Talora i due effetti si sono sommati. In alcuni casi la forza delle liste ha ammortizzato l’assenteismo.
Il risultato di Milano - con la vittoria della Moratti, Forza Italia al 32% e le 50mila preferenze per Berlusconi - costituisce una clamorosa conferma di tutto ciò. Nel complesso Forza Italia rimane il primo partito e al Nord, con l’eccezione di Torino.
Non si può non rilevare che proprio Forza Italia è stata la vittima di scelte sbagliate, fatte per le esigenze di «ripartizione» dei candidati a sindaco fra i singoli partiti della Casa delle libertà. A Roma la Casa delle libertà ha pagato il fatto che non c’è stata un’opposizione reale a Veltroni, e non c’è dubbio che nella capitale occorresse un candidato espresso dall’Udc e da Forza Italia che raccogliesse un elettorato moderato e riformista.
A Torino la candidatura fatta all’ultimo minuto di Buttiglione, al quale va la nostra solidarietà, è stata un errore. Per quello che riguarda Napoli, solo una parte minoritaria della città ha raccolto positivamente il messaggio per la sicurezza e l’ordine insito nella candidatura dell’ex questore Malvano. In una situazione economica depressa a disoccupazione elevata, Bassolino ha poi costruito un formidabile sistema clientelare rispetto al quale quello democristiano di Gava, Pomicino e Scotti impallidisce, anche perché esso gode pure della copertura della magistratura.
È altresì evidente che dentro Forza Italia va sviluppata una riflessione organizzativa. Il punto di partenza deve essere quello di una scelta territoriale di presenza del partito dagli attuali 2mila comuni ad 8mila. Poi bisogna costruire a tutti i livelli forme permanenti di democrazia interna che deve accompagnare il lavoro dei coordinatori regionali e locali.
In questa riflessione critica e autocritica vanno respinte al mittente alcune lezioni saccenti provenienti dall’esterno. An, Udc, e a sinistra Ds e Margherita non sono sembrati in questi anni la quintessenza della democrazia interna. Piuttosto, per quello che riguarda il centrosinistra, emerge la capacità della sua classe dirigente locale di costruire organici e solidi sistemi di potere che - basti pensare alle regioni rosse e alla Campania - si tramutano in autentici regimi. Ma la riflessione sull’organizzazione è strettamente intrecciata con quella politica. Il primo impegno è costituito dalla battaglia per il referendum che va condotto con l’obiettivo di vincerlo. Ciò implica la mobilitazione di tutti i leader e di tutti i partiti della Casa delle libertà. In secondo luogo va predisposta un’organica strategia di opposizione. Bisogna scegliere alcuni temi d’attacco, molti dei quali sono ovvi, visti i termini del confronto politico e i dissensi esistenti: la politica estera; la politica economica (fisco, legge Biagi, Welfare, liberalizzazioni, manovra macroeconomica e legge finanziaria); le infrastrutture; la politica interna (ordine pubblico, lotta al terrorismo, immigrazione); le tematiche riguardanti la bioetica e la famiglia.
Su questi e su altri temi vanno costituiti gruppi di lavoro coordinati fra Camera, Senato e il partito. È indispensabile che in Parlamento, con particolare riferimento al Senato, si faccia sentire, per usare un’espressione pittoresca del passato, «l’artiglio» dell’opposizione: al Senato la coalizione di governo può andare di fronte a problemi assai seri proprio sul terreno della governabilità di fronte ad un’opposizione agguerrita e organizzata.

È essenziale, però, che le battaglie condotte in Parlamento siano sviluppate e fatte conoscere anche nel paese: il blocco sociale che ha votato per Forza Italia e per la Casa delle libertà deve essere informato e mobilitato. D’altra parte le contraddizioni politiche e programmatiche esistenti nel centrosinistra vanno fatte esplodere nel vivo del dibattito politico e parlamentare.
*vicecoordinatore Forza Italia
cicchitto@forzait.org

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