Tempo fa, il discorso di Re Harald che aveva spalancato le porte della Norvegia ai migranti s'era diffuso in ogni anfratto del web ed era diventato virale come una grandissima dimostrazione di civiltà e di solidarietà. Però, lassù in Scandinavia, accoglienza non è sinonimo di bivacco. E lo ha ribadito nelle scorse ore il primo ministro di Oslo che ha sbarrato la strada a quei fannulloni per cui la religione diventa un comodissimo alibi: “I migranti debbono lavorare per mantenersi dignitosamente, la nostra nazione non pagherà alcun benefiti a coloro i quali rifiuteranno impieghi per ragioni religiose”.
La premier Erna Solberg ha le idee chiarissime, non lascia margini di confusione. Sì, la Norvegia vuole integrare profughi e migranti ma si scordino che Oslo cambierà il suo modo di vivere. Su twitter, la Solberg lo aveva già detto: “Qui mangiamo maiale, beviamo alcol e usciamo in strada a volto scoperto. Chi vuole venire qui sappia che ha il dovere di rispettare le nostre leggi e le nostre abitudini”.
Il “carico” però è arrivato in una delle ultime interviste. Il capo del governo norvegese, commentando alcune recentissime notizie che hanno fatto esplodere il dibattito nel Paese, ha detto: “Non credo proprio che ci sia nulla di complicato da analizzare sulla questione religiosa. Quando decidi di andare in un altro Paese, ma direi in generale, devi lavorare per poterti sostenere. Non puoi rifiutare nesssuna offerta di lavoro, non puoi rifiutare un impiego in un ristorante perché lì ai clienti si serve maiale e alcol. E perciò – ha concluso la Solberg – non puoi certo credere che la società norvegese possa pagarti alcun tipo di benefit se rifiuti di lavorare per ragioni religiose”.
Erna Solberg, esponente di punta del partito conservatore norvegese, è a capo dell’esecutivo dall’ottobre del 2013. A febbraio aveva ingaggiato una furiosa battaglia contro l’arrivo praticamente indiscriminato di migranti, rifugiati e richiedenti asilo da ogni dove.
Alla Cnn aveva detto che: “Ci sono moltissime persone che arrivano in Europa da zone che non sono esattamente teatri di guerra e noi chiediamo che vengano rimpatriate. La Norvegia vuole dare un segnale serio e incontrovertibile a paesi come il Bangladesh, il Pakistan e l’Afghanistan: l’Europa non è un continente a ingresso libero”.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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