Franco Ordine
Siamo alla jihad. Lanciata da Marcello Nicchi, presidente dell'Aia, contro i suoi ex colleghi che, lasciato il calcio e dato l'addio alla combriccola, si sono dedicati alla moviola. Trasformandosi in giudici severi dei fischietti dei giorni nostri, "pescati" puntualmente in fallo, a commettere errori grossolani. Senza sconto alcuno, in nome dell'antica militanza. Come vorrebbe invece Nicchi, intervenendo a una festa dell'arbitro a Reggio Calabria. I suoi complimenti sono andati alla Rai che ha abolito moviola e moviolista (Tombolini è stato costretto a migrare sugli schermi di Dahlia). «Loro hanno capito: che senso ha gettare fuoco dove ci sono già delle fiamme accese?» è il grazie spedito alla tv di stato che ha addirittura sospeso la rubrica e anche la discussione sull'argomento. A sentire l'intemerata di Nicchi, non è in discussione la dimostrazione visiva dell'errore ma il suo commento. La parola insomma fa male più dell'immagine stessa che documenta lo sfondone. «Devono evitare il commento specialmente coloro che hanno fatto l'arbitro e poi vanno a fare i santoni e si dimenticano di quando andavano in campo a fare guasti» il fulmine lanciato dal capo degli arbitri.
Destinatari della maledizione, tutti gli ex che sono passati dall'altra parte della barricata. A cominciare da Paolo Casarin, gelido commentatore del Corsera, per finire a Tombolini stesso o a Massimo Chiesa (Telenova). Ma è evidente che il cazzotto sotto la cintura è rivolto in particolare a tre fischietti di un tempo che hanno sbertucciato i giovani colleghi.
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