Nomine Rai, Capezzone frena l’occupazione

Gian Maria De Francesco

da Roma

Sbloccare un’impasse che si trascina da settimane. Questo è il compito del consiglio di amministrazione della Rai che si riunisce oggi e che dovrà esaminare una serie di nomine che saranno sottoposte dal direttore generale Claudio Cappon. Lo scontro frontale tra centrodestra (che ha ancora la maggioranza in cda) e Unione può ancora essere evitato ed è a questo obiettivo che stanno lavorando i massimi responsabili dei maggiori partiti di maggioranza e opposizione. In caso contrario, potrebbe avere buon gioco il fronte bipartisan favorevole a costituire la commissione parlamentare di Vigilanza sulla Rai prima di procedere alle nomine. E per i questa i giochi sarebbero già fatti: l’ex ministro delle comunicazioni Mario Landolfi (An) presidente, vice Paolo Bonaiuti (Fi) e Giorgio Merlo (Dl).
Trattative. La ricerca di un accordo è tutt’altro che semplice. Secondo quanto si apprende, il centrodestra sarebbe fermamente contrario al ticket prodiano composto da Gianni Riotta quale nuovo direttore del Tg1 e da Maurizio Braccialarghe al Personale, ma dinanzi a proposte di ampio respiro le trattative potrebbero essere riaperte. Al di là del pacchetto complessivo di 14 nomine del quale oggi si dovrebbe discutere, la soluzione potrebbe essere trovata formulando una serie di proposte che comprenda anche la valorizzazione di risorse interne per il telegiornale della rete ammiraglia. In tale prospettiva, la rinuncia all’«esterno» Riotta potrebbe anche agevolare la nomina di un direttore del Tg1 in quota Unione come il diessino Caprarica. Idem per le Risorse Umane. «Se si vuole - ha dichiarato il consigliere Giuliano Urbani in quota Forza Italia - ci sono gli spazi per un accordo tra le due parti, anche se allo stato si può dire che le probabilità di un successo sono pari a quelle di un insuccesso. Si tratta di fare una squadra vincente». Secondo Urbani, in due o tre riunioni del cda si potrebbe arrivare a una serie di nomine condivise per il bene dell’azienda. Ma i prodiani rinunceranno facilmente alla direzione del Tg1 e a quella del personale di Viale Mazzini dopo lo sgarbo subito con la designazione di Cappon a direttore generale?
Proposta-Capezzone. Il segretario dei Radicali, Daniele Capezzone, fortemente critico nei giorni verso gli intenti lottizzatori di Ds e Margherita, ha rivolto ai presidenti delle Camere Marini e Bertinotti un appello chiedendo una sorta di time out tecnico. «Chiedo - ha affermato - che si fermi la macchina delle nomine, che si costituisca d’urgenza la commissione parlamentare di Vigilanza». Quest’ultima, non appena costituita, dovrebbe procedere a una rapida audizione dei vertici di Viale Mazzini allo scopo di verificare i criteri in base ai quali si intende procedere alle nomine dei direttori di rete e di testata. Proposta avanzata anche da Paolo Bonaiuti, portavoce di Silvio Berlusconi. «Tra poche ore - ha sottolineato - la sinistra tenterà l’occupazione militare della Rai. Ma esistono regole che valgono per tutti: deve essere costituita prima la commissione». L’idea ha trovato consensi tanto a sinistra quanto a destra. Per il capogruppo di Rifondazione alla Camera, Gennaro Migliore, «il riassetto della più grande azienda culturale pubblica deve essere assolutamente preceduto dall’insediamento della commissione». L’ex ministro delle Comunicazioni, Maurizio Gasparri, ha definito l’iniziativa «condivisibile perché contesta i riti spartitori che si rinnovano» pur ribadendo l’inutilità di una sostituzione dei direttori di Tg1 e Tg2 «che hanno portato la Rai a battere Mediaset».
Scontri possibili. La guerra di posizione tra Cdl e centrosinistra non è scongiurata. Se Cappon dovesse riproporre il tandem Riotta-Braccialarghe che prelude al dirottamento del direttore del Tg1 Clemente J.

Mimun a RaiSport e di Gianfranco Comanducci agli Acquisti, i consiglieri del centrodestra (salvo improbabili defezioni) potrebbero scegliere l’arrocco contro la cosiddetta «strategia del carciofo» (l’occupazione scaglionata da parte dell’Unione dei centri nevralgici di Viale Mazzini; ndr). La rappresaglia di governo e maggioranza potrebbe concretizzarsi attraverso la sostituzione del consigliere in quota ministero dell’Economia Petroni sfidando i pareri legali avversi. À la guerre comme à la guerre.

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