Il Novecento esce dall’ombra con opere mai esposte prima

Poco conosciute dal grande pubblico. In molti casi non hanno mai lasciato i depositi di via Crispi. Eccole finalmente sotto i riflettori settanta opere della collezione della galleria comunale di Arte Moderna protagoniste dell’esposizione Percorsi del Novecento romano allestita al Casino dei Principi di villa Torlonia. E così per la prima volta fino al 4 luglio romani e turisti potranno ammirare dipinti e sculture praticamente mai esposte come Serenità la grande tela di Felice Carena (uscita dal deposito una sola volta per una mostra a Torino) o Cercopiteco ross o, la scultura di Alfredo Biagini. «Appena ho iniziato il mio mandato - sottolinea il sovrintendente Umberto Broccoli - sono stato a visitare la galleria di via Crispi e immediatamente ho capito l’enorme potenzialità di quel magazzino che offre queste opere ora in mostra e moltissime altre. Lo chiamo magazzino ma con grande rispetto perché è un deposito ben organizzato ma, è inutile che fingiamo, fisicamente lì non c’è uno spazio espositivo. Ora - continua Broccoli - tenere chiusi questi lavori è un peccato mortale e altrettanto grave è che non producano reddito. Noi faremo di tutto per esporle; questa mostra, autoprodotta in un clima di tagli per la cultura, è il primo passo».
Il percorso espositivo a Villa Torlonia si apre con la sezione Secessione e divisionismo, con spazio per le opere di artisti dei primi decenni del Novecento: tele di Amedeo Bocchi, Giacomo Balla, Antonio Mancini e Ferruccio Ferrazzi che evidenziano la secessione romana rispetto all’arte ufficiale e accademica. La mostra prosegue con la sezione Classicismo che oltre alla grande tela di Carena (del 1925) ospita la tela di Giorgio de Chirico Combattimento di gladiatori e un mosaico di Gino Severini (Composizione). Il Secondo Futurismo con le sue visioni dall’alto, proporzioni distorte, velocità, movimento e tonalità dissonanti anima la sezione Aeropittura futurista con il trittico di Tato, e le opere di Tullio Crali, Sante Monachesi e Enrico Prampolini.


Il patrimonio artistico degli anni Trenta è protagonista della sezione Scuola Romana dove si possono ammirare i lavori di Scipione (fra tutti Il Cardinal Decano), di Mario Mafai, di Renato Guttuso e di Antonio Donghi. L’ultima sezione è dedicata alla scultura con opere note (Busto femminile di Nicola D’Antino) e inedite (come Testa di donna di Teresa Berring).

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