di Federica Dato
La chiamano «the new era of moquette». E chi la propone ne è tanto entusiasta, ché i materiali si sono rinnovati e la fantasia può sbizzarrirsi. Già, la nuova era della moquette. Lei che come un manto di neve di fatto cambia volto agli ambienti, cela, modifica, ammorbidisce. Ammorbidisce pure i lavori domestici, alla fine. Che il crollo della vendita degli stracci-lava-pavimenti è dietro l'angolo. Mica la lavi la moquette, o se la lavi è un casino che prescinde dal mocio.
Come il tappeto. O forse neppure, dato che grazie alla tecnologia pare l'ultima versione del tappeto «totale» sia lavabile, fin fai-da-te. E comunque sia, torna. Lei che quando passeggi tra i corridoi di alberghi che ancora profumano delle glorie di anni migliori ti chiedi perché sia ancora lì, lei che ha visto passare generazioni e generazioni di turisti. Sarebbe un'esodata della Fornero, fosse una persona, ti dici. Per certe cose (e certi costi) l'età pensionabile pare non arrivi mai, anche quando dovrebbe. Dovevamo aspettarcelo d'altro canto. Prima di tutto per il grande e intramontabile classico-verità: la moda e il design fanno grandi giri e poi ritornano.
Poi perché è tempo di revival: è tornata in auge la carta da parati, lo hanno fatto le poltrone razionaliste, i body con tanto di cinturone alla Beverly Hills 90210, che la faccenda si sarebbe estesa era dichiarato. Ma aspettiamo ad accoglierla male. Perché siamo tutti indubbiamente viziati dal ricordo delle tendenza anni 60 e 70, che ci hanno inseguito per decenni. E invece, come ha mostrato l'allestimento di Cristina Celestino per Besana Carpet Lab, che durante i giorni del Salone del Mobile ha arredato un intero appartamento nel cuore del Brera Design District all'inno «moquette sia», bello e moquette possono effettivamente stare insieme.
Il gioco dei materiali, oggi anche ignifughi, e un pizzico di moderazione in più (per amore di stand la Celestino la moquette l'ha espansa agli arredi, al bagno e fin al soffitto), sorprende, positivamente. Singoli inserti, interi ambienti, colori tenui e grande possibilità di personalizzare.
Che la creatività potesse essere calpestata l'aveva già dimostrato anche Ege producendo Soft Landscapes, una collezione firmata da Marco Piva, ispirata a paesaggi morbidi, a luoghi diversi e inconsueti, nata da disegni realizzati dallo stesso architetto con tempere, acquarelli e olii, successivamente rielaborati e ritmati attraverso il filtro della computer grafica. L'azienda negli anni Ottanta aveva firmato Art Line, che traeva ispirazione da 52 artisti internazionali tra cui Picasso, Van Gogh, Klee, Monet, Renoir, Warhol. Gente che non va esattamente presentata.
Così oggi architetti e designer (ri)cominciano ad ammiccare alla «nuova era della moquette», e non solo per alberghi e locali, bensì guardano pure al vostro salotto.Foste tentati, ci permettiamo di consigliare un «grande classico» alla volta: o carta da parati o moquette. Per entrambi è davvero ancora troppo presto, o tardi.
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