
Fumata grigia sul nuovo stadio. L'offerta economico finanziaria di Inter e Milan per il nuovo Meazza non è arrivata come avrebbe dovuto. Attesa per mercoledì scorso, dopo l'annuncio dei club dell'invio di una pec al sindaco Beppe Sala con la proposta ufficiale per l'acquisizione dell'area di San Siro e dello stadio stesso, non si è vista. Venerdì il sindaco ha chiesto ai club e agli azionisti americani di spiegare i motivi dell'«intoppo». Ieri sera l'incontro definito «positivo e produttivo» dai club che hanno chiesto tempo ulteriore al Comune per sciogliere i nodi più intricati della offerta, forse portando a casa qualche rassicurazione da Palazzo Marino, si è chiuso però con un nulla di fatto.
Da qui la mossa del ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini per velocizzare l'eventuale costruzione del nuovo stadio: «Con il ministro dello Sport stiamo ragionando di una sorta di commissariamento per accelerare e tagliare i tempi della burocrazia».
Domani sera è previsto un nuovo meeting, che dovrebbe portare alla presentazione del piano tecnico economico. Il problema sembrerebbe essere una clausola per cui gli staff di Oaktree e RedBird negli Usa si sarebbero divisi nella notte tra martedì e mercoledì scorsi: cosa dovrebbe succedere se una delle due squadre si dovesse tirare indietro? Non certo una sorpresa dell'ultima ora ma, come sempre in questi casi, sono i dettagli a fare la differenza e bisogna mettersi d'accordo sulla formulazione di questo aspetto ovvero se sancire solo il principio generale o specificare le varie opzioni.
Un ulteriore slittamento seppure di qualche giorno, anche se non è affatto detto che i club arrivino con il documento «blindato» domani, che manda in fibrillazione tutti i soggetti coinvolti. Ieri mattina il ministro Salvini ha ribadito la necessità di stringere: «Parlo da ministro delle opere pubbliche, da milanese, da appassionato di sport, da residente nella periferia ovest di Milano: si sono persi cinque anni ed è un peccato perché siamo tornati come al gioco dell'oca alla casella numero uno, cioè a fare il nuovo San Siro di fianco al vecchio San Siro».
Oltre al tema della necessità di una modernizzazione dell'impianto, e della relativa sicurezza, c'è una data che pende come una spada di Damocle sul futuro dello stadio (oltre al vincolo sul secondo anello che scatterà a novembre): «La cerimonia di apertura delle Olimpiadi che si fa a San Siro».
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