Rullano i tamburi di pace tra Israele e i Paesi arabi. Il primo ministro dello Stato ebraico, Ehud Olmert, ha detto ieri sera a Gerusalemme di avere invitato «i leader arabi, e fra questi il re saudita, a un confronto di idee in Israele». E «se il sovrano saudita, Abdullah ben Abdel Aziz, organizzerà un incontro con i capi di Stato moderati, e con il presidente palestinese Abu Mazen, noi saremo disposti a partecipare», ha dichiarato il premier. Nel recente vertice della Lega Araba, a Riad, re Abdullah aveva rilanciato la vecchia «road map» saudita per una soluzione di compromesso tra la Stella di Davide e la Mezzaluna. «Il monarca saudita - ha aggiunto Olmert - sarebbe stupito delle posizioni israeliane, che per il momento non possono essere esposte in pubblico». Il primo ministro, capo del partito di centrodestra Likud e al governo con i laburisti, ha dato lannuncio dellinvito in una conferenza stampa tenuta con il cancelliere tedesco Angela Merkel, che è anche presidente di turno dellUe.
In questa apertura agli arabi si inserisce unaltra mossa di Olmert. Qualche ora prima il settimanale Time aveva diffuso unanticipazione di unintervista con il premier che, quando era sindaco di Gerusalemme, veniva considerato un «duro», anzi un «durissimo». Alla rivista il numero uno del governo ebraico ha prospettato trattative dirette con il regime di Damasco. «Non escludo negoziati con la Siria, ma devono avvenire in modo da garantire che si compiano passi in avanti e che non si resti impantanati fin dallinizio», ha puntualizzato. Tuttavia, ha detto, «dobbiamo essere certi, quando si parla di trattative con i siriani, che il nostro pensiero combaci a grandi linee con il loro». In passato non sono mancati colloqui tra le due parti, ma insoddisfacenti. «Non ho partecipato a questi contatti perché - ha commentato Olmert - non erano seri e neanche Damasco li ha ritenuti seri». Possibile dunque un dialogo con il regime del presidente Bashar al Assad? «Oggi non direi di no, ma - ha chiarito - se si vuole che la trattativa abbia successo è necessario procedere a preparativi che consentano poi di concluderla con successo».
Messaggera di Olmert alla corte di Damasco sarà la nuova presidente della Camera dei rappresentanti americana, la democratica Nancy Pelosi, bestia nera del presidente americano, il repubblicano George Bush, che aveva inserito la Siria tra gli «Stati canaglia». La Pelosi era ieri a Gerusalemme, dove ha incontrato il primo ministro, e domani sarà nella capitale siriana per vedere Assad. È ovvio, ha fatto sapere la signora, che la proposta è condizionata alla cessazione dellappoggio siriano al terrorismo. Il contenzioso israelo-siriano verte anzitutto sulla restituzione delle alture del Golan, occupate dallo Stato ebraico, e sullappoggio di Damasco sia agli hezbollah libanesi sia a Hamas, il cui capo politico, Khaled Mashaal, vive nella capitale siriana. Nonostante le dichiarazioni distensive, unintesa appare ardua: il piano rilanciato a Riad prevede infatti anche la rinuncia israeliana della piena sovranità su Gerusalemme Est.
Degli sviluppi in questo scacchiere medio-orientale stanno discutendo sul posto anche altri esponenti della politica Usa: tre deputati del Congresso, Frank Wolf, Joe Pitts e Robert Adrholt, tutti repubblicani, hanno incontrato ieri Assad.
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