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Ora Mediaset anticipa la prima serata. Gli altri no

Ci avete fatto caso? Da giorni Canale 5 ha anticipato l'orario di partenza dei programmi di prima serata

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Ci avete fatto caso? Da giorni Canale 5 ha anticipato l'orario di partenza dei programmi di prima serata. Prima partivano quasi alle 22, adesso siamo tornati alle origini e si inizia intorno alle 21.30. Non è un dettaglio. Da anni Rai e Mediaset facevano partire film, show e fiction intorno o dopo le 21.50, dilatando le trasmissioni di punta, con tutto il ben noto corredo di polemiche e proteste. Ora Canale 5 ha deciso unilateralmente di partire tassativamente alle 21.25. Obiettivo: permettere ai telespettatori di non andare a letto a notte fonda. Mica poco.

Però c'è di più. Perché da anni Rai 1 e Canale 5 hanno infilato dopo i tg (che finiscono alle 20.30) programmi in attesa dei programmoni di prima serata? Programmi che sono diventati lunghissimi? Affari Tuoi di Rai 1 e Striscia la Notizia di Canale 5 sono nella fascia oraria di «access prime time», uno stratagemma per far slittare l'inizio dei titoli top verso le 21, quando secondo la consuetudine le famiglie hanno finito di cenare e si spostano sul divano. Però perché col tempo le 21 sono diventate le 21.15, poi le 21.30 e poi ancora le 21.50? Perché questa rincorsa al ritardo di Rai 1 e Canale 5? Semplice: per alzare gli indici di ascolto. I programmi riempitivi hanno infatti capito che più duravano e più intercettavano pubblico in attesa dei programmi successivi e crescevano in audience. Conduttori ed editori felici, un po' meno chi è a casa. In più critica, blog e social scatenati. Rai e Mediaset hanno pensato a un accordo, un armistizio per cominciare il prime time in orario (tecnicamente la «prima serata» sarebbe dalle 20.30 alle 22.30). A Mediaset si è sempre detto in sostanza che «noi viviamo solo di pubblicità, tocca alla Rai iniziare a cambiare, noi poi ci accoderemo». Ma la Rai niente.

Quindi, a quanto si apprende, Mediaset ha iniziato la nuova stagione tagliando di 20 minuti se non di più la durata di Striscia, una sorta di disarmo unilaterale. La Rai infatti non ha fatto un plissé lasciando inalterato il gioco dei pacchi («Gioco d'azzardo sulle reti pubbliche» ha detto beffardo Antonio Ricci). E anche gli ascolti sembrano tale e quali. Vedremo.

Probabilmente la cartina al tornasole saranno gli incassi pubblicitari: a fine stagione si capirà se la mossa ha cambiato gli equilibri nella distribuzione degli spot oltre ad aver mandato a letto un po' prima il pubblico di Canale 5 che, comunque, in attesa dei grandi programmi serali ha in onda un telegiornale satirico da servizio pubblico mentre Rai 1 un gioco da tv commerciale.

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