Padre Amorth conteso tra horror e thriller

La potenza vigliacca di Asmodeo e la flebile fede della curia. Il mistero delle possessioni e il segreto dell'abbazia di San Sebastiano in Castiglia. I peccati pregressi sui quali il demonio fa leva per prostrare i credenti

Padre Amorth conteso tra horror e thriller

La potenza vigliacca di Asmodeo e la flebile fede della curia. Il mistero delle possessioni e il segreto dell'abbazia di San Sebastiano in Castiglia. I peccati pregressi sui quali il demonio fa leva per prostrare i credenti. Inferno e inferi. Terrestrità e soprannaturale. Sugli scritti di padre Gabriele Amorth, esorcista del Vaticano fino al 2016, è basato L'esorcista del Papa con un credibile Russell Crowe nei panni del protagonista e Franco Nero in quelli inediti del pontefice. Si parte da un esorcismo all'apparenza semplice praticato nel 1987 in Calabria per arrivare alla vera «missione» in Spagna. Qui padre Amorth non troverà solo un demone da allontanare dal corpo di cui si è impossessato ma un intrigo ben più fitto che collega l'inquisizione cinquecentesca alle stanze vaticane. Una congiura demoniaca che il sacerdote dovrà smascherare lottando direttamente con Satana. E qui - va detto subito - sta una delle caratteristiche di un film oggettivamente buono anche se non eccelso in quanto annacqua la materia stemperando il sacro più che il maledetto e derubricandola a un'avventura spettacolare in grado di suscitare forti e talvolta malsane sensazioni. È il crocevia del cinema postmoderno che si allontana da un filone e un tono specifico per mescolare horror e thriller, fiction e storia. Un film con molte anime in grado di piacere e compiacere i gusti del pubblico più diverso. Avvincente, poco o per nulla autoreferenziale, ha il pregio di catturare l'attenzione e non lasciarla più, anche se in molti punti scade su un becerume horror «splatter» che francamente poteva essere trattato con più serietà. Soprattutto nelle espressioni dei posseduti, che in qualche caso sfiorano la caricatura di quella particolare tipologia.

Una caratteristica, più che un difetto, perché il film risulta comunque una tra le opere più convincenti recentemente passate sul grande schermo. Non altrettanto purtroppo si può dire sul conto di un doppiaggio, a dir poco, discutibile e insopportabile, che grida vendetta dirottando la platea di bocca buona verso l'edizione originale.

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