Ci sono classici teatrali che rimangono freschi e attuali a dispetto della loro secolare età. È quello che accade a La locandiera di Goldoni in scena al Teatro Flavio di via Crescimbeni per la regia di Franco Venturini: uno spettacolo vivace, divertente, dai ritmi serrati, incentrato sui temi eterni dellamore e della seduzione. E se i costumi sono quelli del Settecento, i sentimenti e le emozioni sono gli stessi dei nostri giorni. La protagonista Mirandolina, interpretata da Federica De Vita, è una donna astuta e calcolatrice, maliziosa e talvolta crudele. Insensibile alle avances dei suoi pretendenti, riesce a tenerli a bada con fermezza. Così nella contesa tra lo sbruffone e spiantato marchese di Forlipopoli (Maurizio Venturini) e il ricco e un po debosciato conte dAlbafiorita (Giulio Vircillo), a vincere è lei e sempre lei, la locandiera dal cuore di pietra. Il segreto della De Vita è nella sua espressività, che il più delle volte dice lesatto contrario di ciò che esce dalla sua bocca, rendendo gli spettatori quasi complici delle sue trame. Travolgente linterpretazione di Venturini, nei panni del cavaliere di Ripafratta, un incallito misogino che finirà per cadere nelle trame tessute dallabile Mirandolina: degno erede degli attori della Commedia dellArte, Venturini diverte e al tempo stesso fa riflettere. Niente atmosfere sospese, né scambi di battute leziosi: i personaggi sul palcoscenico del Flavio sono reali e passionali, si affrontano e si scontrano con naturalezza quasi feroce.
Originale e spumeggiante la giovanissima Chiara Conti nei panni di unattricetta che si vorrebbe fingere, con scarsi risultati, una nobile dama.E alla fine la locandiera darà la sua mano al meno gettonato dei contendenti, il cameriere Fabrizio. Darà la sua mano, ma non il cuore, forse perché un cuore non ce lha.
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