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"È il panteismo la religione del nostro tempo smarrito"

Il filosofo del "naturalismo critico" avverte: "Prevalgono dogma, mito e superstizione"

"È il panteismo la religione del nostro tempo smarrito"

Deus sive Natura è il motto che riassume la filosofia di Baruch Spinoza. Oggi per noi tutto è natura ma niente è Dio e così abbiamo smarrito l'idea stessa di natura. Sul tema abbiamo interpellato Sossio Giametta che non solo vede nel panteismo la «religione del nostro tempo» ma ha la grande capacità di riformulare la filosofia di Spinoza per comprendere Dio, uomo e mondo nel nostro tempo.

Tu dài una grande importanza al pensiero di Spinoza, sia per la tua personale vita, sia per lo sviluppo del pensiero moderno. Puoi spiegare perché?

«Spinoza è il punto centrale dell'età moderna, che è, dopo l'età classica, pagana (tesi), e il Medioevo religioso (antitesi), con scale di valori diversi e contrastanti, l'età della secolarizzazione e del panteismo che ne consegue (sintesi), la religione (dipendenza dei viventi dalla natura) essendo irrinunciabile. Preceduto dai filosofi rinascimentali della natura: Telesio, Campanella, Pomponazzi, Cardano, Bruno e Vanini, che innescarono la reazione alla decadenza della Chiesa e della religione, e seguito da Feuerbach, Schopenhauer e Nietzsche, Spinoza ha fatto una rivoluzione che è seconda, in senso inverso, solo a quella di Gesù Cristo. Si tratta in effetti di una rivoluzione doppia: una negativa: la soppressione della religione antropomorfica appunto, come il cristianesimo e le altre due religioni monoteistiche: ebraismo e islam; e una positiva, conseguente all'altra, il panteismo, come sola e necessaria religione del nostro tempo (sul panteismo, come tale religione, Emanuele Dattilo ha scritto un potente trattato apparso nel 2021 per i tipi di Neri Pozza, Il Dio sensibile).

Ho definito il tuo pensiero «naturalismo critico». Ti ritrovi in questa definizione?

«Mi ci ritrovo. Il mio motto è: Nihil nisi ex natura: non c'è niente che non provenga dalla natura e non sia natura. Ma la natura, nel panteismo, è fatta per l'uomo di due degli infiniti attributi della sostanza, la res extensa e la res cogitans, cioè la materia e il pensiero. La scienza tende a dare il primato alla materia, pensa che la materia produca il pensiero, che il cervello produca la coscienza, e la filosofia tende a far discendere tutto dallo spirito, dall'idea; ma né il pensiero dipende dalla materia, né la materia dipende dal pensiero: materia e pensiero sono una sola e medesima cosa. Perfino la formazione di Gesù Cristo può essere spiegata laicamente come trasfigurazione fidiaca dell'umanità, dunque sempre con origine naturale, come ho fatto nel mio libro Grandi problemi risolti in piccoli spazi. Tuttavia io ho nominato la mia filosofia essenzialismo-organicismo perché la quantità, su cui si basa la scienza, non ha senso nella natura: un atomo e l'intero sistema solare sono la stessa cosa, e tutto poi si deve concepire organicamente nell'ambito dell'organismo universale, dunque le varianti dell'universo sono tra loro non in rapporto di relatività, come in Einstein, ma come gli organi del corpo umano, in rapporto di connessione organica».

Non credi che oggi ci sia un abuso del concetto di natura?

«Certo. Anzitutto perché non si sa che cos'è la natura. La natura è la realtà, l'essere, ma appunto non è affatto facile parlare della realtà, dell'essere. Anche perché giustamente Spinoza ha distinto la natura naturans dalla natura naturata, la prima inaccessibile, la seconda esplorabile. Ma allora ci sono due nature? No, ce n'è una sola, la naturans. Ma essa è di una tale infinita potenza e splendore che, se noi potessimo contemplarla direttamente, il contatto ci incenerirebbe all'istante. Dobbiamo accontentarci di percepirla tramite la natura naturata, che è appunto la percezione antropomorfica della naturans. Non possiamo fissare il sole, ma dobbiamo accontentarci di vedere le cose illuminate dal sole».

Tu sostieni che il panteismo è la religione del nostro tempo. Tuttavia, il panteismo è una critica continua di dogmi, miti, illusioni mentre il nostro tempo appare come l'esaltazione dei dogmi, dei miti, delle illusioni.

«Proprio per questo il panteismo è la religione del nostro tempo, per quanto sia difficile da capire. È la religione della verità, che nega dogmi, miti, superstizioni, di cui il nostro tempo appare come l'esaltazione (Mala tempora currunt), e dogma, mito, superstizione appare spesso l'idea di natura, nei fanatici ed esaltati seguaci di Greta Thunberg».

La tua «religione del nostro tempo» è una laica religione della libertà dove si trovano insieme Vanini, Bruno, Spinoza, Nietzsche e anche Croce, del quale si ripete proprio la formula «religione della libertà».

«Croce è l'ultimo grande filosofo spinoziano, anche se lui avrebbe trovato strano questo aggettivo. Ma che cos'è il suo saggio Non possiamo non dirci cristiani, che non è stato inteso o è stato frainteso, se non la dichiarazione della modernità come sintesi dei due evi precedenti e contrapposti, quello pagano e quello cristiano? Il panteismo è la religione della libertà, che ha il più grande precursore nell'antico Plotino».

A proposito di Cristianesimo. Per Hegel era la religione più alta dell'umanità, per Nietzsche era platonismo per il popolo. Ma oggi cos'è? Conserva la sua natura o si è snaturato e va verso quel vago sentimento naturalistico di cui abbiamo qui discusso?

«Hegel pretese di far rivivere il cristianesimo razionalizzandolo. Ma per la fondamentale eterogeneità di filosofia e religione, oppostagli anche da Goethe, ottenne l'effetto contrario: la strumentalizzazione della filosofia. Bruno Bauer lo smascherò col suo La tromba dell'ultimo giudizio contro Hegel ateo e anticristo. Il centauro Agostino, metà pagano e metà cristiano, traghetta la civiltà antica: regno della carne, della sete di dominio, della superbia, dell'amore di sé che disprezza l'amore di Dio, nella civiltà cristiana: regno di Dio, dell'interiorità, dello spirito, della carità. La sua santa gesta fu di interiorizzare l'essere di Parmenide e Plotino, farne un Dio padre provvidente, amorevole, misericordioso. Il cristianesimo è dunque l'interiorizzazione dell'uomo. Ma questa è anche la critica principale da rivolgergli. Noli foras ire, in interiore homine habitat veritas, dice Agostino. E nell'interiorità l'individuo scava i suoi tesori. Ma la sua vita è nel vasto universo esterno, in cui deve lottare per mantenersi e potenziarsi contro le avverse condizioni di esistenza. Tutti gli esseri sani vivono verso l'esterno, e verso l'interno solo in funzione della vita esterna. Ciò fa e ha fatto anche la Chiesa, e le ha fruttato un dominio in Europa più potente e duraturo dell'impero romano, di cui essa è stata l'erede.

A questo dominio, conquistato e mantenuto con la dialettica della potenza, noi dobbiamo la civiltà in cui viviamo ancora. Ma le civiltà e le religioni hanno un ciclo vitale limitato, e dopo 1600 anni il cristianesimo è stato sostituito come religione dal panteismo, anche se la legge della carità resta il vertice della moralità».

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