Il «papa rosso» Dias lascia Propaganda fide Due italiani in corsa per la successione

Il prossimo 14 aprile il «papa rosso», Ivan Dias, cardinale prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, l’antica Propaganda Fide, compirà 75 anni. E un mese dopo scadrà il suo quinquennio alla guida di uno dei dicasteri più importanti della Santa Sede, che sovrintende a oltre mille circoscrizioni ecclesiastiche nelle terre di missione e gestisce un considerevole patrimonio. Dias, porporato di origini indiane, nominato «papa rosso» da Benedetto XVI, è malato, e ha già detto a Ratzinger di non volere proroghe. Nelle prossime settimane, dunque, il Papa dovrà decidere chi chiamare al suo posto.
L’arrivo come segretario – cioè come numero due – del teologo salesiano cinese Savio Hon Tai-Fai, consacrato vescovo in San Pietro lo scorso 5 febbraio, una delle nomine destinate a segnare maggiormente la Curia romana dell’era Ratzinger, fa aumentare le possibilità che a sedere sullo scranno più alto del dicastero possa essere chiamato un italiano. E in effetti nei sacri palazzi d’Oltretevere circolano con insistenza i nomi di due possibili candidati alla successione di Ivan Dias, entrambi nati nel Belpaese.
Il primo è l’arcivescovo Giuseppe Bertello, 68 anni, piemontese, nunzio apostolico in Italia da quattro anni, dopo essere passato per le sedi diplomatiche vaticane in Benin, Ghana, Togo, Ruanda (al tempo del genocidio), Ginevra e Messico. È considerato vicino al cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone, che lo aveva consigliato al Papa quale responsabile della nunziatura italiana.
Il secondo candidato è l’arcivescovo Fernando Filoni, 65 anni il prossimo aprile, pugliese, sostituto della Segreteria di Stato da quattro anni, dopo essere stato ambasciatore del Papa in Irak (durante l’ultima guerra), Giordania, Filippine e pure Hong Kong, dove ha conisciuto l’attuale numero due di Propaganda Savio Hon. È l’«uomo macchina» della Santa Sede, uno dei prelati più influenti d’Oltretevere, a motivo della sua frequentazione per motivi d’ufficio con Benedetto XVI. Anche la sua nomina era stata consigliata al Papa da Bertone, che lo aveva avuto come allievo ai tempi in cui insegnava alla Lateranense.
Entrambi italiani, entrambi provenienti dal servizio diplomatico della Santa Sede, entrambi già esperti nell’istruire pratiche per le nuove nomine vescovili, hanno curricula molto simili anche se sono diversi per carattere: aperto e gioviale Bertello, riservato e talvolta un po’ spigoloso Filoni. Occupano attualmente tutti e due incarichi che sono preludio alla porpora.
A poter frenare la candidatura del sostituto della Segreteria di Stato potrebbe essere la volontà del Papa di non cambiare dopo soli quattro anni la sua attuale squadra di governo, messa a punto con pazienza. Anche se c’è chi ipotizza che, nel caso la scelta cada su Filoni, Bertello potrebbe prendere il suo posto come sostituto, nonostante l’ipotesi appaia in verità alquanto remota. Non è neppure escluso che Benedetto XVI, il quale ascolta con attenzione i consigli dei suoi più stretti collaboratori, in primis quelli del suo Segretario di Stato, ma poi decide in piena autonomia, voglia nominare prefetto di Propaganda Fide un arcivescovo proveniente da una diocesi, come ha fatto più volte per i dicasteri importanti durante i primi cinque anni di pontificato.


Quello che è certo è che gli inquilini dei sacri palazzi vogliono portare a compimento il rinnovamento della Congregazione, dopo che l’inchiesta sulla cosiddetta «cricca» ha lambito la gestione del suo patrimonio immobiliare.

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