Il tribunale di Parma ha emesso oggi la condanna nei confronti di Cesare Geronzi. La condanna, per bancarotta fraudolenta e usura, riguarda uno dei filoni processuali nati dal crac del gruppo Parmalat, precisamente quello relativo alla vendita a Parmalat delle acque minerali Ciappazzi. Stando all'accusa Geronzi avrebbe fatto pressioni, era il gennaio 2002, su Calisto Tanzi, allora a capo del gruppo Parmalat, perché acquistasse le acque minerali dal gruppi Ciarrapico, fortemente indebitato con la Banca di Roma. La procura di Parma aveva inizialmente chiesto per Geronzi una condanna a sette anni, poi ridotta a cinque.
Condannato anche Matteo Arpe (3 anni e 7 mesi), che nel 2002 era ad del gruppo ed è stato condannato per bancarotta fraudolenta, relativamente a un prestito ponte del valore di 50 milioni di euro concesso al gruppo agroalimentare dall'istituto. La Procura aveva chiesto il 12 luglio scorso una condanna a 2 anni e 6 mesi, poi maggiorata.
Quattro anni per Alberto Giordano, all'epoca dirigente di Capitalia. La condanna inoltre interessa anche gli allora manager di Capitalia Eugenio Favale e Antonio Muto, che sconteranno tre anni e tre mesi e Alberto Monza, un altro ex dirigente della banca. Per sette degli otti imputati è stato previsto anche il pagamento di una provvisionale per le parti civili, tutti risparmiatori, che ammonta al 4% del danno subito.
Non si è fatto attendere il commento del legale di Geronzi alla sentenza.
Ennio Amodio, l'avvocato difensore dell'ex banchiere, ha definito la sentenza "profondamente ingiusta", perché "ha ribadito che i banchieri rispondono di tutto ciò che accade" nelle loro imprese, ma anche perché dimenticato quanto emerso "nel dibattimento".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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